Più di cinquanta organizzazioni e rappresentanti della società civile operanti in Camerun hanno firmato una dichiarazione in cui si oppongono alla limitazione delle libertà fondamentali e alla sospensione, o messa al bando, di alcune Ong decisa nei giorni scorsi dal ministero dell’Amministrazione Territoriale (Minat). Accusano il Minat di adottare misure repressive nei confronti dell’Osc e delle popolazioni, riferisce Tele’Asu.
Tra i firmatari della “Dichiarazione della società civile del 10 dicembre 2024”, c’è l’avvocata Alice Nkom (foto di apertura)– in prima linea in questi giorni su questa vicenda – e il professor Aba’a Oyono Jean Calvin, presidente dell’Ordine degli avvocati del Camerun, oltre a decine di avvocati, presidenti e membri di organizzazioni della società civile, accademici, giornalisti, sindacalisti, avvocati, attivisti.
Nel mirino del ministero ci sono la Redhac 1 (Rete per i diritti umani dell’Africa centrale), Reach Out Cameroon e l’Associazione Caritativa Socioculturale. Sono state invece vietate la Redhac 2 e la Fondazione Nanje Inc per aver operato illegalmente. Le Osc sottolineao che le restrizioni giungono a pochi mesi dalle elezioni presidenziali, e potrebbero essere motivate dal voler mettere a tacere le voci dissenzienti.
Con un gesto plateale, l’attivista Alice Nkom ha rotto i sigilli posti all’ingresso del Redhac e ha rifiutato una convocazione del prefetto del Wouri, giustificandosi con una di irregolarità negli atti posti dalle autorità. Una seconda convocazione le sarebbe stata inviata.
Il Redhac, accusato di finanziamenti illeciti, esorbitanti e inadeguati rispetto al profilo dell’attività, è gestito dall’attivista Maximilienne Ngo Mbe, paladina dei diritti umani del Camerun con oltre 30 anni di esperienza, vincitrice di diversi riconoscimenti internazionalei tra cui il Robert F. Kennedy Human Rights Award 2022. Alche Alice Nkom fa parte dei consiglio del Redhac.