Camerun: Paul Biya presidente da quarantadue anni, tra lodi e critiche

di claudia

Ricorre oggi in Camerun il 42° anniversario dell’accessione alla presidenza di Paul Biya, il 6 novembre 1982, in seguito alle dimissioni di Ahmadou Ahidjo. Per il partito presidenziale Rdpc (Raggruppamento Democratico del Popolo del Camerun) è un giorno di festa.

Il giornale filo governativo Cameroon Tribune dedica la prima pagina a quello che definisce “42 anni di rinnovamento”, una parola che viene usata regolarmente per definire l’operato del novantunenne capo di Stato, in un Paese che i suoi detrattori dicono impantanato nell’immobilismo, la corruzione, lo spreco e l’assenza di libertà democratica. “Dopo quattro decenni alla magistratura suprema, l’ardore, la motivazione e l’ambizione di fare del Camerun un Paese democratico e prospero rimangono intatte per Paul Biya, nonostante turbolenze e venti avversi”, scrive il quotidiano.

I detrattori del presidente, come il politologo e commentatore Aristide Mono, denunciano invece “42 anni di malgoverno, di sofferenza per il popolo, di gestione del Paese da parte di un “piccolo gruppo di persone formate a scuola della patrimonializzazione dello Stato, di un piccolo clan che saccheggia le casse dello Stato (..) di rappresaglia politica, di arresti arbitrari degli oppositori, di violazione dei diritti umani, di riunione e d’espressione, di imposizione del pensiero unico” nel Paese, ancora in preda al sottosviluppo.

Il futuro politico di Paul Biya è al centro dell’attualità camerunese in vista delle elezioni presidenziali del 2025. L’anziano, e ormai debole, presidente non si è ancora pronunciato sulla sua candidatura, ma c’è chi, nei ranghi del suo entourage, fa campagna affinché resti ancora in carica per il prossimo mandato.

Quarantadue anni fa, due giorni dopo le dimissioni a sorpresa del presidente camerunese Ahmadou Babatoura Ahidjo per motivi di salute, a 58 anni, dopo 22 anni al potere, il primo ministro Paul Biya, un cristiano originario del sud, allora 49enne, divenne capo di Stato. Fu sostituito nelle sue funzioni da Bello Bouba Maigari, un musulmano del Nord.

Il 6 aprile 1984, un tentativo di colpo di Stato, orchestrato dal colonnello Saleh Ibrahim e da uomini della Guardia repubblicana rimasti fedeli ad Ahidjo, fallì per poco, grazie all’intervento dell’esercito. Paul Biya usò questa crisi per rafforzare la sua presa sul potere. Biya accusò Ahidjo di essere la mente del complotto. In esilio tra Francia, Spagna e Senegal dopo le sue dimissioni, in un clima di tensione, non tornò mai più in Camerun e si stabilì in Senegal, dove morì di infarto il 30 novembre 1989. Fu sepolto nel cimitero Bakhiya di Yoff, il più grande cimitero musulmano a Dakar. 

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