Camerun: scandalo “covidgate”, rapporto finale conferma malversazioni

di claudia
covid in Africa

Si è riacceso in Camerun il dibattito sullo scandalo detto “covidgate”, ovvero la cattiva gestione dei fondi per la gestione della pandemia di covid-19, attraverso malversazioni, conflitti d’interesse e pratiche fraudolenti da parte dei vertici dello Stato.  Illeciti venuti alla luce da una verifica della Camera dei Conti, una delle Camere della Corte suprema. Ora, c’è chi chiede a gran voce che le malversazioni evidenziate siano oggetto di un procedimento giudiziario e che le frodi e disfunzioni, orchestrate in un momento di emergenza sanitaria, a discapito della popolazione, non rimangano impunite.

Il rapporto completo è stato pubblicato online dalla Direzione generale del bilancio, ma già a giugno scorso alcune anticipazioni erano circolate. La versione definitiva del rapporto contiene 164 pagine che riguardano soprattutto la gestione dei fondi per la pandemia da parte del ministero delle Finanze e del ministero della Sanità, e il modo in cui viene utilizzato il Piano per la risposta all’emergenza pari a 479 miliardi di franchi Cfa (730 milioni di di euro ) su oltre tre anni di cui 296 miliardi di Cfa (451 milioni di euro) per l’anno 2020.

L’audit, si legge a chiare lettere, mostra che i malfunzionamenti relativi ad una serie di azioni si sono manifestati rapidamente e che essi avrebbero meritato tempestive correzioni; sono presenti eccedenze di spese non giustificate; alcune azioni prioritarie, come la sorveglianza della comunità e la conduzione di campagne di screening regionali, erano sottofinanziate, mentre i fondi erano disponibili.

Il rapporto evidenzia, tra l’altro, pagamenti dal bilancio generale dello Stato difficili da rintracciare, insufficiente affidabilità delle informazioni contabili e finanziarie, incoerenza tra documenti contabili ricorso a contratti speciali senza un quadro normativo adeguato, appalti aggiudicati senza un adeguato quadro di bilancio, pagamenti privi di giustificazioni.

In particolare, la Mediline Medical Camerun Sa, creata nel settembre 2017 e inattiva fino al 1 gennaio 2020, ha beneficiato della maggior parte dei contratti dal ministero della Sanità, per la fornitura di 1.400.000 test antigenici dal laboratorio coreano Biosensor nel 2020 per un importo totale di 24,5 miliardi di franchi Cfa  – 37 milioni di euro – a oltre 26 euro a test, quando in un  primo momento si era deciso di attribuire la fornitura principale, al costo di 6.000 franchi Cfa (9 euro) a test alla Medical Plus, azienda locale con provata esperienza. La sovrafatturazione nell’acquisto di test antigenici è valutata dagli esperti a 15 miliardi di Cfa, quasi 23 milioni di euro.

Gli ispettori hanno anche notato problemi nella gestione delle donazioni di farmaci, conservati al ministero della Sanità dal capo della sezione amministrazione e finanza. “Questa scelta è sorprendente, in quanto l’interessato non è né un negozio né farmacista”. Si trattava principalmente di donazioni di azitromicina e clorochina, che erano inviate alle delegazioni regionali di sanità pubblica delle dieci regioni, acquistati da Ministero della ricerca scientifica ma non distribuiti. Il rapporto rivela che a numerose spese o materiali donati non corrispondono le forniture nell’inventario, ed è il caso sia per medicinali, che per ambulanze.

Il rapporto di revisione dei conti mette in evidenza l’opacità del profilo delle aziende selezionate per i contratti. Si cita in particolare il caso di tre fornitori di servizi, Ets New Design Builthine, Ets Njb Services e Ets Business Cie, società di ingegneria civile specializzate nelle infrastrutture, selezionati come fornitori di apparecchiature mediche specializzate in arredi medici e attrezzature biomedicali. Altre aziende selezionate, presentate come specializzate nel settore sanitario, sono state costituite solo a luglio e agosto 2020. Altre aziende risultato avere legami famigliari con Ousmane Diaby, il responsabile del gruppo di lavoro sulla valutazione dei contratti da assegnare da parte del ministero della Sanità.

Ancora, fondi pubblici pari a quattro volte il costo sono stati stanziati per la produzione locale di azitromicina,  idrossiclorochina, tamponi e dispositivi. Nello stesso momento sono stati negoziati acquisti degli stessi medicinali dall’India, che una volta consegnati sono stati oggetto di un repackaging, costato 14.000 euro. Intanto, altre spese sono fatturate per lavori al nuovo sito locale di produzione, inizialmente inadeguato, che non è entrato in funzione. Alla fine di dicembre 2020, nessuna di queste medicine acquistate era stata distribuita ai pazienti.

Sono ancora numerose le violazioni rilevate dalla Camera dei conti nel lungo rapporto. Nelle file dell’opposizione e della società civile si chiedono provvedimenti e sanzioni ai massimi livelli, anche perché al presidente Paul Biya e ai presidenti del Parlamento il rapporto è stato consegnato a giugno. Già da tempo girano voci di un rimpasto governativo – che potrebbe sanzionare alcuni ministri -, ma finora nulla è mutato. 

(Celine Camoin)

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