Camerun | «Soldati hanno ucciso civili»

di Enrico Casale
soldati camerunesi

Il Camerun ha ammesso che alcuni soldati, fiancheggiati da una milizia locale, hanno ucciso 13 persone, tra cui 10 bambini. È la prima volta che il governo di Yaoundé ammette il coinvolgimento di propri militari in un incidente in cui sono rimasti uccisi civili nella guerra contro i separatisti anglofoni nel Nord-Ovest.

Inizialmente, i funzionari avevano negato che l’esercito fosse coinvolto nelle uccisioni di Ntumbo a febbraio. Poi, attraverso una dichiarazione ufficiale, la presidenza del Camerun ha affermato che tre soldati, insieme a membri di un gruppo di miliziani locali, hanno preso d’assalto una base ribelle separatista. Secondo i rappresentanti dell’esecutivo, le morti sono state accidentali, ma le forze armate hanno cercato ugualmente di coprirle.

Le Nazioni Unite hanno affermato che sono state uccise 23 persone, tra cui 15 bambini e due donne in gravidanza. Un conteggio di Human Rights Watch (Hrw) ha riferito che 21 civili sono stati uccisi, tra cui 13 bambini e una donna incinta e ha incolpato dell’attacco dieci militari di un’unità dell’esercito d’élite, sostenute da «almeno 30 miliziani fulani».

«Travolti dal panico, tre soldati, aiutati da alcuni membri del gruppo di autodifesa, hanno cercato di nascondere l’incidente dando fuoco ai cadaveri», è scritto nella dichiarazione del governo. Il presidente Biya ha ordinato l’arresto del sergente che ha guidato il raid.

Da tre anni, nelle province anglofone del Camerun si combatte una guerra civile senza quartiere.  I gruppi di separatisti hanno preso le armi nel 2017 dopo una dura repressione da parte del governo delle manifestazioni che chiedevano maggiore autonomia. I separatisti hanno dichiarato l’indipendenza per un nuovo Stato che hanno chiamato Ambazonia, ma il presidente Biya ha etichettato i gruppi come elementi «terroristi». Da allora più di 3.000 persone sono morte e almeno 70.000 hanno dovuto abbandonare le proprie case.

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