Orrore nella nella regione sud-occidentale del Camerun. Nella giornata di ieri, sabato 24 ottobre, un gruppo non identificato di uomini armati ha fatto irruzione in una scuola elementare nella città di Kumba e ha aperto il fuoco sui piccoli studenti, uccidendo almeno sei bambini e ferendone gravemente altri otto. Funzionari del governo hanno accusato dell’attacco gli insorti secessionisti che chiedono l’indipendenza delle regioni occidentali di lingua inglese del Camerun, al confine con la Nigeria.
“I miliziani hanno attaccato l’Istituto Mother Francisca intorno a mezzogiorno. A quell’ora i bambini si trovavano in classe per fare lezione. Sono entrati nelle aule e hanno aperto il fuoco su di loro”, ha riferito alla Reuters Ali Anougou, un funzionario di Kumba. Molti studenti si sono saltati saltando dalle finestre del secondo piano, riuscendo a scappare ma riportando ferite e fratture. I video che circolano sui social media ripresi da giornalisti locali hanno mostrato persone – insegnanti e personale della scuola – che si precipitavano in strada con i bambini in braccio.
L’atroce raid contro la scuola – inedito nella sua brutalità – è l’ennesimo doloroso capitolo di una crisi che dura da quasi quattro anni e che il governo del Camerun non è stato in grado di ricomporre, malgrado la crescente insofferenza della popolazione anglofona. I gruppi di separatisti armati – considerati “terroristi” dalle autorità centrali – hanno iniziato a combattere contro le forze dell’ordine di Yaoundé nel 2017, dopo aver dichiarato l’indipendenza dell’Ambazonia, in quella che è diventata una vera e propria guerra civile. Più di 3.000 persone sono morte nei combattimenti e almeno 70.000 persone sono fuggite dalle loro case. La militarizzazione della regione e la repressione sono state le uniche risposte fornite dal presidente Paul Biya, 87 anni, in carica da più di un trentennio, a partire dal 1982.