Il Presidente del Camerun Paul Biya, 87 anni, ha lanciato un appello televisivo alla popolazione dopo oltre due mesi di silenzio, interpretato come un segnale di solennità dai suoi sostenitori e di fallimento dai suoi oppositori. «Come la maggior parte dei Paesi del mondo, il Camerun sta soffrendo per l’attuale emergenza», ha detto rivolgendosi al Paese con un messaggio trasmesso dall’emittente televisiva CRTV, «il numero di persone contagiate cresce ogni giorno, dando prova che la lotta contro questa pandemia è complessa e difficile». Biya ha quindi esortato la popolazione a «rispettare le misure annunciate dal Governo, come l’obbligo di indossare le mascherine», e ha chiesto alla popolazione di «non cedere al panico e di non credere alle false informazioni che appaiono sui social network».
Nei suoi 37 anni al potere, i camerunesi si sono abituati alle lunghe assenze di Biya, dovute principalmente a problemi di salute: in questo caso il silenzio sulla pandemia ha sollevato numerose polemiche attorno a un leader che ha gestito molte crisi da quando ha preso il potere nel 1982. L’ultimo appello del Presidente, infatti, risaliva al 5 marzo. Biya è stato ripreso dalle telecamere dopo aver parlato con l’ambasciatore americano l’11 marzo e di nuovo dopo aver incontrato un inviato francese. La sua successiva assenza ha spinto l’opposizione a mettere in discussione il suo ruolo. Il principale leader dell’opposizione, Maurice Kamto, secondo classificato alle elezioni presidenziali del 2018, ha dichiarato di aver avviato un procedimento al Consiglio costituzionale per dichiarare vacante la presidenza. Ad oggi il Camerun ha confermato 3500 casi di infezione da Covid-19 e 140 decessi, risultando il Paese più colpito dal virus nella regione subsahariana.