Se le autorità africane non interverranno nei prossimi anni più di 30mila persone potranno morire per l’inquinamento atmosferico causato da carburanti di scarsa qualità. A denunciarlo l’Ong Public Eye che ha evidenziato come il gasolio e la benzina venduti sul mercato africano non abbiano standard di sicurezza adeguati. Dei 40 campioni di carburante prelevati dagli operatori della Ong in otto Paesi africani, nessuno potrebbe essere commercializzato in Europa perché hanno un contenuto di zolfo da 200 a mille volte superiore rispetto agli standard accettati in Europa. Con conseguenze disastrose per la qualità dell’aria e sulla salute pubblica. Alla pericolosità dello zolfo va aggiunto il rischio legato alle emissioni di polveri sottili nell’atmosfera. Queste polveri si concentrano nei polmoni e causano molti malattie cardiache e polmonari.
Se il pericolo è già elevato oggi, nei prossimi anni tenderà ad aumentare con il crescere della popolazione urbana (che triplicherà nei prossimi trent’anni) e del parco autovetture. Secondo un rapporto della Banca Mondiale, citato da Radio France Internationale, in Ghana, solo nel 2013, l’inquinamento dell’aria è costato 542 milioni di euro in consultazioni mediche.
Servono quindi legislazioni più rigorose e controlli più severi. L’Ong Public Eye cita l’esempio di cinque Paesi virtuosi: Tanzania, Kenya, Burundi, Uganda e Ruanda, che dal 1° gennaio 2015 hanno imposto una riduzione del tenore di zolfo nel carburante che importano. Il loro esempio dovrebbe, secondo gli operatori dell’Ong svizzera, essere seguito da altri Stati africani.