I caschi blu sono di nuovo nell’occhio del ciclone. Lo Stato maggiore sudafricano ha deciso di ritirare una cinquantina di peacekeeper dalla Repubblica Democratica del Congo perché hanno violato ripetutamente i regolamenti militari. I militari di Pretoria sono stati dispiegati nelle regioni orientali del Congo con il compito di combattere alcuni gruppi ribelli. Hanno quindi una missione particolarmente delicata. Ma alcuni soldati sudafricani si sarebbero fatti beffa delle rigide norme imposte dallo stato di guerra e avrebbero violato ripetutamente il coprifuoco mettendo a rischio la sicurezza delle truppe dispiegate sul terreno. Rientrati in patria verranno giudicati dalla corte marziale.
Questo nuovo scandalo si presenta a tre mesi dalla presentazione di un rapporto choc condotto dall’Oios, i servizi di investigazione interna del Palazzo di Vetro. Secondo questo dossier i caschi blu hanno commesso «in modo abituale» abusi nei Paesi in cui sono stati schierati, pretendendo prestazioni sessuali in cambio di denaro o oggetti «lussuosi». Le denunce di abusi sessuali sono 480 nel periodo compreso fra il 2008 e il 2013 e riguardano soprattutto le missioni nella Repubblica Democratica del Congo, in Liberia, Haiti, Sudan e Sud Sudan. Secondo il rapporto, inoltre, un terzo dei casi di sfruttamento e abusi coinvolge minori di 18 anni.
In Liberia, per esempio, un’indagine su 489 donne ha svelato che più di un quarto della popolazione femminile locale ha avuto rapporti sessuali con i peacekeeper. Mentre nella Repubblica centrafricana, soldati francesi avrebbero commesso abusi sui minori.