di Martino Ghielmi
Africa sotto i riflettori del mondo economico italiano ieri, 22 giugno, al convegno organizzato a Milano da E4Impact Foundation, Confindustria e Assolombarda con il patrocinio dell’Ocse e del ministero degli Affari Esteri.
Si parla di un continente giovanissimo (il 70% della popolazione ha meno di 30 anni), caratterizzato dal forte aumento demografico (la popolazione raddoppierà nel 2050) e da una buona, seppur instabile, crescita economica (3,4% del Pil).
L’African Economic Outlook 2017, presentato da Mario Pezzini dell’Ocse, mette in luce due primati significativi del continente: il più alto tasso di propensione imprenditoriale al mondo e la più giovane età media di chi si mette in proprio. Giocano peraltro un ruolo rilevante le scarse opportunità come lavoratori dipendenti per i giovani che si affacciano sul mercato del lavoro.
In questo scenario, l’Italia rappresenta un interessante partner economico per gli imprenditori africani. Oltre a essere un naturale ponte geografico, l’Italia è un importante polo manifatturiero e vanta competenze e tecnologie in settori chiave come quello agroalimentare. Il tutto declinato nel modello delle piccole-medie imprese di proprietà familiare, particolarmente vicino a quello africano.
«Digitale, energie rinnovabili e manifattura 4.0 aprono scenari inimmaginabili solo pochi anni fa», sottolinea Letizia Moratti, presidente di E4Impact Foundation. La necessità primaria è quella di una crescita dimensionale delle imprese in grado di generare innovazione e rilevanti incrementi di produttività.
«Abbiamo bisogno di un mercato più integrato, di formazione legata alle competenze e di un sistema di politiche pubbliche che favoriscano l’iniziativa economica», osserva Joseph Nkandu, fondatore di Nucafe, prima azienda di trasformazione di caffè in Uganda che ha moltiplicato i redditi di oltre 1.700 contadini.
»L’Africa c’è, sta correndo e dobbiamo essere noi a correrle dietro. Non può certo aspettare l’Italia», conclude Gianfranco Belgrano, direttore di Africa e Affari e moderatore del panel. Riusciranno le imprese nostrane ad abbandonare una visione stereotipata del continente per cercare partner locali con cui generare valore?