È tuttora bloccata la strada principale attraverso la quale tutte le merci importate e gli aiuti umanitari arrivano via terra dal Camerun a Bangui, la capitale della Repubblica Centrafricana. “Tutto il cibo del Programma alimentare mondiale (Pam), tutti i medicinali dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef), tutte le forniture dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr/Acnur) e delle organizzazioni non governative sono state completamente bloccate “, ha a detto Denise Brown, vice rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite nella Repubblica Centrafricana, durante una conferenza stampa svoltasi ieri. Sono circa un centinaio, secondo Brown, i camion immobilizzati con a bordo aiuti umanitari per la popolazione, ‘prigioniera’ del braccio di ferro tra la Coalizione dei patrioti per il cambiamento (Cpc), la nuova alleanza di gruppi ribelli, e le autorità di Bangui, appoggiate dalla missione Onu, dagli alleati russi e da rinforzi ruandesi.
“Le tensioni rimangono piuttosto elevate in diverse parti del Paese ma c’è un calo significativo nel numero di attacchi rispetto a metà dicembre”, ha ammesso la vice rappresentante. La sfida principale, ora, è mettere in sicurezza l’asse stradale Msr1, sul quale – ha ricordato Brown – il 18 gennaio un convoglio era stato attaccato. Mercoledì 3 febbraio un primo convoglio è riuscito a portare aiuti umanitari, attraversando i tratti più difficili della strada. “Siamo fiduciosi che ciò continuerà”, ha detto la rappresentane dell’Onu, secondo la quale a gennaio, sono stati registrati 66 incidenti contro operatori umanitari. “Un numero più alto rispetto a qualsiasi altro mese negli anni precedenti. La maggior parte di questo crimine è stata creata da gruppi armati”.
Più di 200.000 centrafricani sono sfollati, tra cui più di 100.000 rifugiati nei paesi vicini. “Più a lungo dureranno questi spostamenti, più avremo problemi persistenti di malnutrizione”, ha avvertito il vice rappresentante speciale. Più di 180 Ong e agenzie delle Nazioni Unite operano in Centrafrica con oltre 12.000 operatori umanitari locali e internazionali.
Sul fronte, intanto, i ribelli della Cpc non hanno condotto offensive da alcuni giorni e di sono ritirati da alcune località di fronte all’avanzata delle forze filo-governative. Secondo alcuni osservatori, si tratta per i ribelli di “mantenere le posizioni”. In realtà, già prima dello scoppio di questa crisi, il 18 dicembre scorso, il Paese era al 70% sotto controllo di gruppi ribelli, in una sorta di status quo derivante dagli accordi di pace di Khartoum.
Intanto, il capo dello Stato, Faustin Archange Touadera, ha convocato una sessione straordinaria dell’Assemblea nazionale per votare la proroga o meno dello stato d’emergenza, entrato in vigore 15 giorni fa e in scadenza oggi. Il provvedimento era stato adottato per dare alle forze dell’ordine maggiore libertà per arrestare elementi della ribellione o complici.