Centrafrica: chi sono i ribelli 3R

di Enrico Casale
combattenti centrafricani

Del gruppo ribelle 3R (Retour, Réclamation et Réhabilitation) si era tornato a parlare dalla fine di dicembre, quando la milizia decise di unirsi alla Coalizione dei patrioti per il cambiamento (Cpc), un raggruppamento di diverse formazioni armate intenzionate a ostacolare le elezioni generali del 27 dicembre scorso in Repubblica Centrafricana. E proprio nei primi combattimenti, secondo un’ipotesi riferita dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il capo del gruppo 3R, Bi Sidi Soulemane sarebbe rimasto ucciso. Soulemane era noto all’Onu perché sottoposto a sanzioni per diversi reati: omicidio, tortura, violenza sessuale, traffico d’armi ed altre attività illegali. Il 6 febbraio 2019 aveva firmato l’accordo di pace di Khartoum con le altre milizie, ma non lo ha mai rispettato.

Il gruppo 3R è stato creato alla creato alla fine del 2015, inizialmente per garantire la protezione della comunità minoritaria peul (o fulani), assimilata all’allora coalizione ribelle Seleka, dagli attacchi della milizia rivale, gli anti-balaka. La nascita della ribellione – una delle tante attive in Centrafrica – arrivava quindi nella scia del conflitto del 2012 istigato dai Seleka, in maggioranza musulmani del nord, contro il governo dell’allora presidente François Bozizé, rovesciato proprio dalla ribellione nel marzo del 2013.

Nel nord-ovest della Repubblica Centrafricana, le 3R sono state  rapidamente accusate di aver ucciso e violentato civili, e di aver causato sfollamenti di popolazione su larga scala, con azioni particolarmente gravi nel 2016. Lewis Mudge, ricercatore della divisione Africa di Human Rights Watch, ricordava qualche tempo fa che il gruppo armato 3R, “presentatosi come garante della protezione dei fulani, ha sfruttato il suo accresciuto potere per moltiplicare il numero di attentati e abusi”.

Analisti osservano che le comunità musulmane centrafricane, in particolar modo i peul mbororo, sono sempre più esposte all’influenza islamista. Pastori peul sono entrati a far parte di gruppi ribelli quale il Movimento patriotico per il Centrafrica di Mahamat al-Khatim, e, appunto il Movimento delle 3R per difendersi dai razziatori di bestiame. I peul centrafricani sono una minoranza, che rappresenta circa il 6% della popolazione, per molto tempo capro espiatorio delle varie fazioni.

Si suppone che possano essere ribelli del gruppo 3R ad aver piazzato mine o altri ordigni esplosivi sulle strade del nordovest, come su quella verso Niem dove la settimana scorsa è saltata in aria la parte posteriore del pick-up del missionario italiano padre Arialdo Urbani. Nell’incidente è morto un accompagnatore centrafricano, mentre padre Urbani è lievemente ferito.

(Céline Camoin)

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