Crimini e atti di tortura sono stati commessi, negli ultimi mesi in Centrafrica, “principalmente” dai ribelli, ha detto il ministro centrafricano della Giustizia Arnaud Djoubaye Abazène il quale ha però ammesso che tali azioni sono state commesse anche dai soldati centrafricani e i loro alleati “collaboratori russi”.
“Su 103 episodi di violazione dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario” rilevati dagli esperti dell’Onu, “23 non sono provati”, secondo il ministro citato dalle medesime fonti. “La maggior parte di loro sono attribuibili ai ribelli della Coalizione dei patrioti per il cambiamento (Cpc)” i quali – ha assicurato – “saranno processati nelle prossime sessioni penali per aver perpetrato tutta una serie di crimini di guerra e contro l’umanità”.
Quelli attribuibili alle Forze armate Centrafricane (Faca) e alle forze di sicurezza interne “sono già perseguiti” affinché i loro autori siano “portati davanti ai tribunali”, ha detto ammettendo che “alcuni degli atti sono attribuibili agli istruttori russi che operano a sostegno della Faca”, ma anche a “forze di supporto” come la missione di pace delle Nazioni Unite (Minusca) e altri contingenti militari africani secondo il ministro. “Gli Stati che forniscono queste truppe, una volta sequestrate, devono organizzare audizioni da parte delle loro giurisdizioni militari”, ha continuato Abazène, riferendosi al recente rimpatrio di soldati gabonesi da parte dell’Onu in seguito a sospetti di abusi sessuali.
Sei mesi fa le Nazioni Unite hanno pubblicato un rapporto che accusava i mercenari russi di abusi in Centrafrica. Quando il rapporto dell’Onu è stato pubblicato – ricorda Le Monde – il governo centrafricano ha ritenuto che queste accuse fossero “semplici denunce”. Lo scorso marzo, la divisione dei diritti umani della Missione delle Nazioni Unite nella Repubblica Centrafricana (Minusca) ha notato che l’85 per cento di questi abusi sono attribuibili a gruppi armati, ma anche “agenti statali e loro alleati” avrebbero ucciso arbitrariamente i civili, torturato e maltrattato le persone, e fatto arresti arbitrari.
Ad agosto, un nuovo rapporto delle Nazioni Unite ha registrato “526 casi di violazioni e abusi dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario in tutto il paese” tra luglio 2020 e giugno 2021, che “hanno provocato almeno 1.221 vittime”, tra cui 144 civili. Tra queste violazioni, l’Onu ha identificato “esecuzioni sommarie ed extragiudiziali, torture e maltrattamenti, arresti e detenzioni arbitrarie, violenza sessuale legata al conflitto e gravi violazioni dei diritti dei bambini”. Per l’Onu, il Cpc è stato responsabile di più della metà degli incidenti registrati. L’organizzazione ha anche indicato la responsabilità delle forze armate centrafricane, così come dei loro alleati, “istruttori militari russi”, che sono “responsabili del 46 per cento degli incidenti confermati”.
Le forze centrafricane stanno conducendo una vasta controffensiva contro i ribelli Cpc, un’alleanza di gruppi ribelli che sta cercando di rovesciare il regime di Faustin-Archange Touadéra, dal dicembre 2020. Con il rinforzo dei soldati ruandesi e alla presenza di centinaia di paramilitari russi che combattono al loro fianco, l’esercito regolare è riuscito dall’inizio dell’anno a riprendere dai ribelli le città e una buona parte delle zone del Paese che avevano controllato per diversi anni.
Le Monde precisa che Mosca riconosce ufficialmente la presenza di soli 1.135 “istruttori disarmati”, ma le Ong che operano sul terreno, la Francia e l’Onu sostengono che alcuni di loro sono uomini del gruppo di sicurezza privato russo Wagner.
Questo riconoscimento arriva in un momento di grande tensione tra il Mali e la Francia. Il Mali, che vede la riorganizzazione dell’esercito francese nel Sahel come un “abbandono a mezz’aria” del suo Paese, non esclude di utilizzare i servizi del gruppo Wagner. Il piano francese prevede una riduzione del numero di truppe sul terreno da più di 5.000 attualmente a 2.500-3.000 entro il 2023.