Centrafrica: Kimberley process, un punto di svolta per l’export diamantifero?

di claudia
diamanti

Inizia oggi a Dubai, negli Emirati arabi uniti, la plenaria del Kimberley process (Kp), l’organismo di regolamentazione del commercio globale di diamanti, che potrebbe rappresentare un punto di svolta per l’export diamantifero della Repubblica centrafricana.

Bangui infatti spera di convincere i partner del Kimberley process ad eliminare tutte le restrizioni sul commercio di diamanti prodotti in Repubblica centrafricana, imposto dopo la crisi politico-militare del 2013 e che oggi rappresenta per il governo centrafricano un enorme freno allo sviluppo del settore e alle entrate di valuta estera. Nel 2011, due anni prima del colpo di stato militare poi degenerato in una guerra civile, il Paese aveva esportato ufficialmente 323.575,30 carati di diamanti, per un reddito di 29,7 miliardi di franchi Cfa (circa 45 milioni di euro). Nel 2023, secondo i dati ufficiali, queste entrate ammontavano a 324,3 milioni di franchi (496.000 euro). “Le condizioni sono ormai soddisfatte: da parte nostra, il problema della sicurezza non si pone più” ha detto lo scorso settembre il ministro delle Miniere e della geologia centrafricano, Rufin Benam Beltoungou, durante un incontro con un team del Kp in visita nel Paese africano: per la prima volta dal 2015 infatti, questa missione di esperti ha potuto andare sul campo, visitare diversi siti minerari e verificare la conformità delle pratiche di estrazione e commercializzazione agli standard internazionali, istituiti per bloccare il commercio di “diamanti insanguinati”estratti dalle zone di conflitto.

Attualmente, un terzo delle 24 zone di estrazione dei diamanti elencate nel Paese sono state dichiarate “zone verdi” e possono esportare diamanti mentre i siti nelle “zone rosse” restano sotto sanzioni. Durante l’ultima Assemblea generale dell’Onu a New York, anche il presidente centrafricano Faustin Archange Touadera ha chiesto la revoca totale dell’embargo, sottolineando la situazione “relativamente stabile” del suo Paese.

Per la Repubblica centrafricana, i ricchi giacimenti di diamanti alluvionali costituiscono, insieme all’oro, una delle risorse minerarie più preziose del Paese, con permessi di sfruttamento e ricerca rilasciati a cinesi, americani, ruandesi ma anche russi legati al gruppo mercenario Wagner, che negli anni è riuscita clandestinamente a commerciare diamanti centrafricani tramite società di facciata come DiamVille e mercati poco regolamentati come il market place di Facebook in Unione europea. 

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