Un gruppo di esperti delle Nazioni Unite ha richiesto alle autorità centrafricane di porre fine a tutte le relazioni con i paramilitari russi accusati di “molestare e intimidire la popolazione centrafricana”. Secondo gli esperti dell’Onu, i paramilitari russi hanno effettuato “detenzioni arbitrarie, torture, sparizioni forzate ed esecuzioni sommarie”, precisando inoltre che, nonostante diversi rapporti che li accusano, essi continuano questi abusi “senza sosta e impunemente”.
“Siamo estremamente preoccupati per gli atti di intimidazione e le recenti segnalazioni di molestie violente da parte di militari privati e personale di sicurezza contro individui e comunità”, hanno sottolineato gli esperti dell’Onu, aggiungendo di aver ricevuto rapporti che i paramilitari russi del gruppo Wagner hanno commesso stupri e violenze sessuali contro i civili in diverse località del Centrafrica (Rca).
“Chiediamo al governo centrafricano di porre fine a tutte le relazioni con militari privati e personale di sicurezza, in particolare il gruppo Wagner”, hanno quindi concluso.
Come ricorda la stampa internazionale, secondo testimoni e vittime intervistati dal canale statunitense Cnn nei mesi scorsi, i paramilitari russi e le forze armate centrafricane avrebbero violentato, torturato e giustiziato dei civili, ma anche bruciato delle case il 15 febbraio a Bambari, nel centro del Paese.
La missione delle Nazioni Unite nella Repubblica Centrafricana (Minusca) aveva anche pubblicato un rapporto a giugno sui presunti crimini commessi dai soldati centrafricani e dai mercenari russi contro la popolazione civile. Tuttavia, il governo centrafricano aveva negato le accuse, ma aveva detto che è stata aperta un’indagine.
In un rapporto pubblicato all’inizio di ottobre, le autorità centrafricane hanno riconosciuto gli abusi commessi dai suoi soldati e dai mercenari russi. “Degli incidenti provati, alcuni sono attribuibili a istruttori russi che sostengono le forze armate centrafricane” nella lotta contro i ribelli della Coalizione dei patrioti per il cambiamento (Cpc), un’alleanza di gruppi ribelli formata nel dicembre 2020 nel tentativo di rovesciare il regime del capo di Stato Faustin Touadéra, aveva annunciato il ministro della giustizia centrafricano Arnaud Djoubaye Abalene.
Il ministro centrafricano aveva anche indicato che i crimini attribuibili alle forze armate centrafricane (Faca) e alle forze di sicurezza interne, “sono già perseguiti” affinché i loro autori siano “portati davanti ai tribunali” competenti.
(Valentina Giulia Milani)