È stato trasferito all’ospedale delle Nazioni Unite della base di Entebbe, in Uganda, padre Norberto Pozzi, il missionario italiano gravemente ferito venerdì sera in Repubblica Centrafricana, mentre viaggiava a bordo di un furgone che è saltato su una mina, a 22 km da Bozoum. Il missionario carmelitano, originario del rione lecchese di Acquate, è gravemente ferito a una gamba e ha subito un primo intervento all’ospedale Onu di Bangui, la capitale centrafricana, dov’è stato trasferito a bordo di un elicottero della Minusca, la missione Onu in Centrafrica.
L’ambasciatore italiano in Centrafrica, con sede in Camerun, Filippo Scammacca, riferisce in un messaggio su Facebook che “Padre Norberto Pozzi, carmelitano, con 40 anni di Repubblica Centrafricana (…) lotta per guarire dalle terribili ferite (…). Dobbiamo essere fieri di lui, come dei tanti missionari ed operatori sociali italiani che onorano il nostro Paese con il loro coraggio, la loro dedizione e la solidarietà ai poveri del mondo”.
Padre Norberto è nato nel 1952; geometra, già in missione nel 1980 come volontario laico per 8 anni, ha scelto di essere carmelitano ed è missionario dal 1995. Dal 2011 è basato a Bozoum, nel nord-ovest del Paese.
Nel maggio del 2021, un altro religioso italiano, padre Arialdo Urbani, era rimasto coinvolto in un grave incidente dalla dinamica simile: padre Arialdo stava tornando dal villaggio di Kollo, a 15 chilometri, verso Niem, nella provincia occidentale di Nana-Mambéré, quando è saltato su una mina. Assieme al missionario viaggiavano altre due persone, di cui una, Zidami Omer, è deceduta a seguito dell’esplosione. Secondo fonti locali, il missionario sapeva del rischio delle mine poste sulla strada e per questo aveva rifiutato di trasportare ulteriori passeggeri. Padre Urbani, di origine valtellinese, è stato il primo missionario betharramita arrivato in Centrafrica nel 1986.
La Repubblica Centrafricana è ancora instabile, in preda a gruppi armati che si contendono con le forze governative, appoggiate dai russi e della Missione Onu, alcune porzioni di territorio, e a un forte braccio di ferro politico tra i fedeli del presidente Faustin Archange Toudera e l’opposizione.