Sta facendo discutere lo sfratto di sfollati che vivevano raggruppati in un sito a Bambari, quinta città della Repubblica centrafricana, nel centro del Paese. L’operazione sarebbe stata condotta dai militari delle Forze armate centrafricane che hanno costretto decine di famiglie a lasciare l’accampamento denominato “Elevage” (allevamento). Gli sfollati si trovano ora in luoghi ancora più precari, principalmente attorno a una moschea. Il sito sarebbe stato incendiato dopo la partenza degli sfollati.
“Il sito era diventato fonte di problemi. Era diventato una zona infernale, sia per gli sfollati stessi che per la popolazione”, ha detto all’emittente Radio Guira il prefetto locale. L’amministratore spiega che il sito ospitava famiglie dei ribelli del gruppo Upc (Unità per la Pace nella Repubblica Centrafricana), membro della coalizione armata antigovernativa Cpc. “I miliziani arrivano la notte, alcuni rimangono anche due o tre giorni”, ha specificato il prefetto, ipotizzando che dal sito potrebbe essere scattato l’attacco avvenuto lo scorso fine settimana contro la postazione delle forze regolari della Repubblica centrafricana (Faca) a circa 2 km da questa località. Un soldato è rimasto ucciso nell’attacco, nel quale sono morti anche due ribelli. Il prefetto non è in grado di confermare se siano state le forze armate ad appiccare l’incendio per distruggere il sito dopo lo sfratto.
Una fonte di AfricaRivista/InfoAfrica a Bambari, che preferisce mantenere l’anonimato, riferisce che secondo le informazioni rese note, nel sito sono stati scoperti depositi di armi e munizioni da guerra, che non esistevano dopo la liberazione della località da parte delle forze regolari supportate da istruttori russi lo scorso febbraio. “Si è concluso che i ribelli si stanno infiltrando e utilizzano i civili del posto come scudo umano”, spiega la nostra fonte.
La difficoltà è ora ricollocare gli sfollati, di modo che possano aver accesso a mezzi di sopravvivenza senza rappresentare un problema per la comunità. Alcuni residenti di Bambari accolgono lo svuotamento del sito con soddisfazione, altri invece ritengono che le famiglie ribelli non dovrebbero essere ritenute responsabili per atti criminali commessi dai propri congiunti. Alcune fonti, secondo il sito Le Tsunami, sostengono che dopo l’attacco alle Faca e ai loro alleati russi di questo fine settimana, le popolazioni musulmane di Bambari sono state vittime di rappresaglie, e che lo sfratto sia parte di queste ritorsioni.
(Céline Camoin)