Nutrire la popolazione in crescita delle città è un problema sempre più grande con risvolti ambientali e socioeconomici importanti, un patto “made in Italy”, promosso durante Expo 2015 dal comune di Milano e sottoscritto da decine di città africane cerca di indirizzare le politiche locali in un’ottica di sostenibilità.
di Federico Monica
Immediatamente dopo l’accesso all’acqua la sfida prioritaria per le città del continente africano riguarda la produzione di cibo e l’approvvigionamento alimentare. Temi che potrebbero smorzare e addirittura invertire la tendenza all’aumento vertiginoso della popolazione urbana: i tassi di crescita attuali, spesso superiori al 3% annuo sono sempre più insostenibili per quanto riguarda la possibilità di accedere a servizi primari efficienti, sicuri e capillari.
Il tema della produzione agroalimentare poi si lega a doppio filo con la questione ambientale, in particolare riguardo il consumo di suolo, i sistemi di trasporto, l’utilizzo di fertilizzanti e pesticidi e la stessa disponibilità della risorsa idrica. La tradizionale agricoltura familiare e su piccola scala è ormai insufficiente per far fronte alla domanda crescente di prodotti agroalimentari e intorno alle grandi città il tradizionale paesaggio a piccoli appezzamenti di terreno è sempre più sostituito da enormi coltivazioni intensive con sistemi di irrigazione meccanica. Cambiamenti radicali che da un lato si trovano a competere con i prodotti a basso costo provenienti dai mercati asiatici e dall’altro devono tenere conto degli effetti che importazioni o produzioni agroindustriali possono produrre sull’occupazione nel settore primario e sul possibile spopolamento delle campagne.
Fra gli strumenti politici sviluppati per affrontare questo tema prioritario si distingue il Milan Urban Food Policy Pact (MUFPP), un Patto volontario ideato e promosso dal Comune di Milano dopo Expo 2015 che si propone di indirizzare le città a sviluppare sistemi alimentari urbani maggiormente sostenibili ed inclusivi. Agricoltura urbana, lotta allo spreco alimentare e sviluppo di filiere corte sono gli obbiettivi specifici di questa iniziativa che ha già ottenuto la sottoscrizione di oltre 210 città nei cinque continenti e che vede impegnata in prima linea l’Ong italiana ACRA. Proprio ACRA lo scorso febbraio è stata fra gli organizzatori del forum regionale MUFPP di Ouagadougu a cui hanno partecipato sindaci e delegati di 22 città del continente africano, da Bamako a Dakar passando per Accra ma con l’importante presenza di numerose città medio-piccole.
Se le metropoli sono per ovvie ragioni particolarmente esposte al problema dell’approvvigionamento di cibo e della sostenibilità alimentare, nelle città secondarie e nei piccoli centri la questione è altrettanto prioritaria. È proprio in molte di queste città strettamente collegate al mondo rurale che vengono prodotte e rivendute ai grossisti le derrate alimentari destinate alle capitali e il continuo aumento della domanda rischia di compromettere l’equilibrio ambientale e gli ecosistemi esistenti.
Fragilità e pericoli
Ma il tema non è solo ambientale. L’emergenza del Covid-19 ha evidenziato la fragilità di questi sistemi di produzione e approvvigionamento: la limitazione agli spostamenti infatti ha messo in crisi i trasporti locali e di conseguenza la disponibilità di alimenti in diverse città, generando allo stesso tempo lo spreco dei prodotti più deperibili che sono rimasti invenduti nelle aree rurali o nei centri secondari. La città di Lusaka, capitale dello Zambia, particolarmente colpita da questo fenomeno ha attivato uno specifico ufficio per le politiche alimentari, incaricato di studiare strategie a breve e lungo termine per garantire la sicurezza alimentare anche in casi di emergenza.
La stessa agricoltura urbana, costola importante dell’approvvigionamento alimentare di moltissime città è messa in pericolo dalla speculazione edilizia, che tende ad occupare e cementificare le aree più centrali utilizzate per le coltivazioni. Per contrastare questo fenomeno le amministrazioni di alcune città tra cui Bobo Dioulasso, secondo centro del Burkina Faso, hanno creato una classificazione dei terreni in base alle funzioni, individuando appezzamenti oggi coltivati che non potranno essere edificati in futuro. Il forum è stato anche l’occasione importante per diffondere queste buone pratiche insieme a diverse idee innovative già adottate da alcune amministrazioni locali e facilmente replicabili in altre realtà.
La dichiarazione finale del Milan Urban Food Policy Pact, sottoscritta non solo dalle città partecipanti ma anche da altre importanti centri urbani, richiama l’importanza di creare reti di realtà locali ma soprattutto la necessità di coinvolgere maggiormente nei processi decisionali a livello nazionale o internazionale le città e le amministrazioni locali che spesso affrontano i problemi in prima linea.
Quella di un cibo sicuro, disponibile, sano e sostenibile, è quindi una sfida estremamente difficile ma sempre più strategica per la sostenibilità ambientale e sociale di gran parte dei centri urbani del continente.
(Federico Monica)