La prossima settimana si terrà a Nairobi, in Kenya, il primo vertice sul clima del continente africano, che avrà al centro la questione del finanziamento della transizione energetica, le priorità ambientali un focus sulle inondazioni e le carestie che affliggono l’Africa. Lo riporta la Reuters.
Secondo i dati delle Nazioni Unite, i paesi africani contribuiscono solo per circa il 3% alle emissioni globali di carbonio, ma sono sempre più esposti all’impatto degli eventi meteorologici estremi legati ai cambiamenti climatici, come ad esempio la peggiore siccità degli ultimi decenni nel Corno d’Africa.
Un rapporto dell’anno scorso dell’organizzazione no-profit Climate Policy Initiative ha rilevato che l’Africa ha ricevuto solo il 12% dei finanziamenti necessari per far fronte agli impatti climatici: “Vogliamo iniziare a cambiare la narrativa partendo dall’Africa vittima della fame, della carestia e delle inondazioni” ha dichiarato il ministro dell’Ambiente keniano Soipan Tuya: “La nuova narrazione dovrebbe essere quella di un’Africa disposta e pronta ad attrarre capitali tempestivi, equi e su larga scala per guidare il mondo nella lotta al cambiamento climatico”.
Gli organizzatori del vertice prevedono inoltre che a Nairobi si concluderanno accordi per centinaia di milioni di dollari.
Strumenti finanziari basati sul mercato, come i crediti di carbonio che consentono ai principali inquinatori di compensare le emissioni finanziando attività tra cui la piantumazione di alberi e la produzione di energia rinnovabile, sono in cima alla lista delle opzioni di finanziamento.
All’inizio di questo mese il Gabon ha completato il primo accordo di questo tipo per un paese africano, riacquistando nominalmente 500 milioni di dollari del suo debito internazionale ed emettendo un’obbligazione ad ammortamento ecologica di pari importo. Liberia, Tanzania, Zambia e Zimbabwe sono invece in trattativa con una società di Dubai, Blue Carbon, per cedere loro una porzione di territorio grazie alla quale la società emetterà crediti di carbonio da utilizzare o immettere sul mercato. Uno dei punti salienti del vertice della prossima settimana, secondo l’ordine del giorno, sarà un accordo che vede coinvolti proprio gli Emirati Arabi Uniti e l’Africa carbon markets initiative (Acmi), lanciata al vertice Cop27 in Egitto lo scorso anno con l’obiettivo di aumentare la produzione di crediti di carbonio dell’Africa da 16 milioni nel 2020 a 300 milioni entro il 2030 e 1,5 miliardi entro il 2050.
L’approccio del vertice africano ai finanziamenti per il clima sta attirando forti critiche da parte dei gruppi civici e ambientalisti, con più di 500 attivisti che hanno accusato gli organizzatori, in una lettera aperta, di portare avanti le priorità occidentali a spese dell’Africa.
“Questi approcci incoraggeranno le nazioni ricche e le grandi aziende a continuare a inquinare il mondo, a scapito dell’Africa”, hanno affermato i gruppi nella lettera. Amos Wemanya, consigliere senior di Power Shift Africa, uno dei firmatari, ha affermato che i finanziamenti dovrebbero provenire dai paesi più ricchi che rispettano gli impegni assunti in precedenza nei confronti di quelli più poveri, ma che finora hanno rispettato solo in parte.
ll Kenya, che sostiene di rappresentare un quarto dei crediti di carbonio scambiati in Africa, spera di essere un modello per le ambizioni del continente in questo nuovo mercato e ha introdotto una legislazione specifica per cercare di attrarre investimenti: a giugno Nairobi ha ospitato un’asta in cui aziende dell’Arabia Saudita hanno acquistato più di 2,2 milioni di tonnellate di crediti di carbonio.