Solo pochi mesi fa il Wall Street Journal l’ha indicata come “artista africana da tenere d’occhio”, accostando il suo nome a quelli (ben più noti tra gli addetti ai lavori) della kenyota Wangechi Mutu e dell’angolano Edson Chagas.
Njideka Akunyili Crosby ha 32 anni. Ha lasciato la Nigeria per gli Usa a 16, con l’idea di diventare medico. Nel frattempo si è scoperta artista e la sua vita ha preso una piega assai diversa. In particolare, a partire dal James Dicke Contemporary Artist Prize, che lo Smithsonian American Art Museum di Washington le ha assegnato l’anno scorso.
Da quel momento i suoi quadri, realizzati con una tecnica originale che mescola linguaggi espressivi (collage, disegno, pittura, stampe grafiche, fotografia) e corrisponde ormai a un marchio di fabbrica, hanno conquistato mostre, pubblico e collezionisti. Njideka Akunyili Crosby, nei suoi lavori propone scene di quotidianità borghese e conviviale in salsa afropolitan: il riflesso della sua storia e di quella di numerosi africani della diaspora contemporanea, non più sradicati o lacerati tra due mondi, ma chiamati a una sorta di raddoppio esistenziale.
L’Hammer Museum e lo Spazio Art + Practice di Los Angeles le hanno recentemente dedicato due mostre. E il Norton Museum di West Palm Beach inaugura il 28 gennaio la retrospettiva Njideka Akunyili Crosby: I Refuse to be Invisible (dal titolo di uno dei suoi quadri più apprezzati, fino al 24 aprile). Molto presto, ne siamo sicuri, i lavori di Crosby “sbarcheranno” in Europa. Non è un caso che a rappresentarla sia già ora una prestigiosa galleria londinese (www.victoria-miro.com).
(Stefania Ragusa)