In una dichiarazione rilasciata alla televisione nella tarda serata di ieri, mercoledì 26 luglio 2023, un gruppo di ufficiali delle forze di difesa e sicurezza nigerine ha annunciato di aver posto fine al regime guidato dal presidente Mohamed Bazoum, successore di Mahamadou Issoufou alle elezioni del 2021.
Il colpo di Stato si è consumato durante l’intera giornata di ieri. Inizialmente, si era parlato dell’ammutinamento di un gruppo di ufficiali della guardia presidenziale, ma sembra che i leader di altri corpi dell’esercito si siano uniti al movimento insurrezionalista. Su questo punto permangono tuttavia interrogativi.
In una serie di comunicati letti dal portavoce della giunta, il colonnello-maggiore Amadou Abdrahmane Sandjodi, la giunta ha anche annunciato la sospensione di tutte le istituzioni risultanti dalla VII Repubblica, impegnandosi a rispettare l’integrità fisica e la moralità delle “autorità decadute”. Le frontiere terrestri e aeree sono chiuse “fino a quando la situazione non si sarà stabilizzata” ed è stato istituito il coprifuoco su tutto il territorio nazionale dalle 22:00 alle 5:00 fino a nuovo avviso da parte delle nuove autorità al potere nel Paese.
La giunta ha costituito un Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria (Cnsp). Due nomi circolano per la guida di questo consiglio militare: il generale Abdourahmane Tchiani, capo della Guardia presidenziale, che però ieri non era presente alla lettura del comunicato, e il generale Salifou Mody, ex capo di stato maggiore delle forze armate nigerine, nominato da poco ambasciatore negli Emirati Arabi Uniti.
Nel giustificare il golpe, il Cnsp ha annunciato come ragioni principali “il continuo deterioramento della situazione della sicurezza” e “il cattivo governo economico e sociale”.