Commercio mondiale di armi. Luci e ombre in Africa

di AFRICA

Le importazioni di armi da parte dei Paesi africani sono diminuite del 6,5% nel quinquennio 2014-2018 rispetto al 2009-2013 . È quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma (Sipri), pubblicato la scorsa settimana. Secondo lo studio, però, nel periodo considerato l’Algeria ha rappresentato il 56% delle importazioni di armi nel continente, seguita dal Marocco con il 15% e dalla Nigeria con il 4,8%.

Complessivamente, infatti, i quattro Paesi del Nord Africa (Algeria, Libia, Marocco e Tunisia) hanno rappresentato il 75% delle importazioni di armi africane, e le loro importazioni sono aumentate del 20% rispetto al 2009-2013.

I Paesi dell’area subsahariana hanno ricevuto il 25% delle importazioni totali, con una diminuzione del 45% rispetto al quadriennio precedente. Secondo il rapporto, i primi cinque importatori di armi nell’Africa subsahariana sono Nigeria, Angola, Sudan, Camerun e Senegal, che insieme rappresentano il 56% delle importazioni nella sub-regione.

I più grandi esportatori verso il continente, sempre nel periodo 2014-2018, sono: la Russia, che ha rappresentato il 49% delle importazioni totali di armi per i Paesi del Nord Africa, seguita da Stati Uniti (15%), Cina (10%), Francia (7,8%) e Germania (7,7%).

Sempre la Russia è stato il primo Paese esportatore di armi verso l’Africa subsahariana nel quinquennio 2014-2018, con il 28%, seguita da Cina (24%), Ucraina (8,3%), Stati Uniti (7,1%) e Francia (6,1%). Mosca si attesta così alla guida della classifica dei principali esportatori di armi in Africa, scalzando l’Ucraina, che nel quinquennio 2009-2013 era stata prima.

Quanto alla Nigeria, principale importatore di armi in Africa subsahariana nel periodo 2014-2018, ha ricevuto il 35% delle armi dalla Russia, seguita dalla Cina con il 21% e dagli Stati Uniti con il 15%.

Per il Sipri, nonostante l’area subsahariana sia flagellata da conflitti armati, il volume delle principali armi importate è relativamente piccolo. Lo dimostra il caso del Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania e Niger, che nel 2017 hanno creato la Forza congiunta del Gruppo dei Cinque per il Sahel (G5 Sahel) per intraprendere operazioni militari contro Boko Haram.

Nel 2014-2018 le importazioni combinate di armi di questi Stati hanno rappresentato solo lo 0,2% del totale mondiale. In quel periodo hanno ricevuto 26 aerei militari e 179 veicoli corazzati leggeri.

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