Tre uomini sono stati condannati a morte in Marocco per l’omicidio, avvenuto nello scorso dicembre, delle due turiste scandinave Louisa Vesterager Jespersen e Maren Ueland. I giudici hanno pronunciato la condanna massima nei confronti dei tre sospetti jihadisti, presunto leader dei quali sarebbe stato l’accusato Abdessamad Ejjoud. Condanne anche per altre 21 persone: da cinque anni di reclusione all’ergastolo. A vario titolo tutti sono stati ritenuti complici dei tre destinatari della pena capitale.
Le due giovani furono uccise e decapitate mentre stavano facendo trekking sull’Alto Atlante. La madre di Louisa Vesterager Jespersen nei giorni scorsi aveva affidato a una lettera la sua richiesta di pena capitale per i colpevoli. La lettera è stata letta durante l’udienza dall’avvocato ingaggiato dalla famiglia, Khalil al Fataoui, che ha poi sostenuto che solo una condanna a morte avrebbe potuto alleviare le sofferenze della sua cliente.
Nella missiva la signora riconosceva che nel suo Paese, la Danimarca, la pena di morte è stata abolita, ma chiedeva che venisse applicata in questo caso, sapendo che la pena è prevista nel codice penale marocchino, sebbene ci sia dal 1993 una moratoria de facto sulla sua attuazione.
Anche l’accusa aveva chiesto la pena di morte per i tre alla sbarra. L’avvocato Fataoui in un’intervista al quotidiano norvegese Dagbladet, lo scorso maggio, aveva detto: «I quattro principali accusati non sono esseri umani, sono criminali che si comportano peggio che gli animali: meritano la pena di morte e sono sicuro che l’avranno. La maggioranza dei marocchini ritiene che i responsabili dell’assassinio delle due turiste saranno puniti con la morte».