Confermato l’impegno per un continente libero da armi nucleari

di claudia
armi nucleari

di Céline Nadler

Gli Stati parte del Trattato di Pelindaba, riuniti nella sesta Conferenza, hanno riaffermato il loro impegno verso una zona africana libera da armi nucleari e hanno espresso preoccupazione per le sfide recenti che hanno colpito l’Afcone, l’organo responsabile della supervisione del trattato.

Il Dipartimento per le relazioni internazionali e la cooperazione (Dirco) del Sudafrica ha affermato che gli Stati parte del Trattato di Pelindaba hanno ribadito il loro impegno nei confronti di una zona africana libera da armi nucleari.

Durante la recente riunione della sesta Conferenza degli Stati Parte (Csp) del Trattato tenutasi presso la sede dell’Unione Africana (Ua) ad Addis Abeba, in Etiopia, gli Stati parte hanno espresso preoccupazione per i recenti eventi e azioni che hanno avuto un impatto negativo sulle attività del Segretariato e sul lavoro della Commissione africana per l’energia nucleare (Afcone). “Hanno deciso di adottare le misure necessarie per prevenire tali sfide in futuro e rafforzare la cooperazione tra loro e tra le strutture del trattato”, si legge nella dichiarazione del Dipartimento. Il Dirco ha inoltre affermato che le parti hanno anche ribadito la decisione presa dal presidente della Commissione dell’Unione Africana (Auc) il 30 luglio di licenziare l’ex segretario esecutivo, Enobot Agboraw. “Hanno deciso che un processo di reclutamento per nominare un nuovo segretario esecutivo dell’Afcone dovesse iniziare con urgenza”, si legge ancora.

Gli Stati parte hanno anche sottolineato il difficile compito del governo sudafricano, in qualità di Paese ospitante dell’Afcone, di attuare la decisione del presidente dell’Auc, Moussa Faki Mahamat, presa a luglio in merito al licenziamento dell’ex segretario esecutivo. Tuttavia, hanno confermato che non esiste alcuna controversia tra l’Afcone e il Sudafrica in qualità di Paese ospitante, esprimendo però apprezzamento al Paese per la sua continua cooperazione e supporto e per aver ospitato la sede centrale dell’Afcone.

“Il Dipartimento per le relazioni internazionali e la cooperazione confida nella pronuncia degli esiti del 6° Csp, nonché nel rigetto da parte dell’Alta Corte del Sud Africa il 18 settembre 2024, della richiesta urgente presentata dal signor Enobot Agboraw contro il dipartimento in merito alla revoca delle sue immunità e privilegi diplomatici a seguito della risoluzione del suo contratto di lavoro come segretario esecutivo dell’Afcone”, ha dichiarato il Dirco, accogliendo con favore le decisioni della Conferenza.

“Ciò dissiperà efficacemente le accuse infondate e false contenute nei recenti resoconti dei media contro i funzionari del dipartimento, che hanno svolto le loro responsabilità ufficiali”, aggiunge la dichiarazione.

Nel frattempo, il dipartimento ha affermato che il Sudafrica rimane pienamente impegnato nel rispetto del Trattato di Pelindaba e nel raggiungimento dei suoi obiettivi. Tra queste rientra l’istituzione di un Segretariato dell’Afcone efficace, imparziale e professionale, in grado di svolgere in modo soddisfacente il proprio mandato nel promuovere l’applicazione pacifica dell’energia nucleare nel continente africano. “Il Sudafrica continuerà a lavorare con tutti gli Stati parti del Trattato di Pelindaba per prevenire ulteriori danni reputazionali, operativi e finanziari all’Afconoe e al suo Segretariato e per ripristinare la sua credibilità nell’interesse del continente africano”, prosegue il Dipartimento.

La sesta Csp del Trattato per una zona libera da armi nucleari in Africa si è conclusa con l’elezione del consulente legale della Nnra (Nigerian Nuclear Regulatory Authority), John Adamu, come relatore dell’Afcone. In tale qualità Adamu sarà responsabile per i prossimi due anni della redazione dei verbali e della stesura della relazione sui lavori del Csp.

Su parte della stampa continentale, la decisione di Moussa Faki Mahamat aveva sollevato preoccupazioni su potenziali abusi di potere all’interno della struttura amministrativa dell’Unione africana (Ua), ricordando che il presidente dell’Auc era già  stato criticato nel 2023 per la sua gestione di nomine e sospensioni, con il tribunale dell’Ua che aveva condannato la sua “grave ostruzione della giustizia”.

Il Trattato sulla zona libera da armi nucleari in Africa, noto anche come Trattato di Pelindaba, ha istituito la zona libera da armi nucleari nel continente africano. È stato aperto alla firma il 12 aprile 1996 al Cairo, in Egitto, ed è entrato in vigore il 15 luglio 2009. Proibisce la ricerca, lo sviluppo, la fabbricazione, lo stoccaggio, l’acquisizione, la sperimentazione, il possesso, il controllo o lo stazionamento di dispositivi esplosivi nucleari nel territorio delle parti del trattato e lo scarico di rifiuti radioattivi nella zona africana da parte delle parti del trattato. Il trattato proibisce inoltre qualsiasi attacco contro installazioni nucleari nella zona da parte delle parti del trattato e richiede loro di mantenere i più elevati standard di protezione fisica del materiale nucleare, delle strutture e delle attrezzature, che devono essere utilizzati esclusivamente per scopi pacifici.

Il Trattato richiede a tutte le parti di applicare le misure di salvaguardia a pieno raggio dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea) a tutte le loro attività nucleari pacifiche. L’Afcone è stata istituita dal trattato con sede a Pretoria in quanto meccanismo per verificare la conformità e il rispetto degli impegni assunti ai sensi del Trattato: è l’agenzia specializzata dell’Unione africana per le attività nucleari nel continente.

Firmato da 51 Stati africani, il Trattato di Pelindaba ha 43 Stati Parte:  Algeria, Angola, Benin, Botswana, Burkina Faso, Burundi, Camerun, Capo Verde, Ciad, Comore, Repubblica del Congo, Costa d’Avorio, Repubblica Democratica del Congo, Guinea Equatoriale, Swaziland, Etiopia, Gabon, Gambia, Ghana, Guinea , Guinea Bissau, Kenya, Lesotho, Libia, Madagascar, Malawi, Mali, Mauritania, Mauritius, Marocco, Mozambico, Namibia, Niger, Nigeria, Ruanda, Senegal, Seychelles, Sudafrica, Tanzania, Togo, Tunisia, Zambia e Zimbabwe.

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