Il presidente congolese Tshisekedi e il presidente angolano Lourenço hanno discusso del conflitto con l’M23, ma senza risultati concreti. L’M23 avanza nel Sud Kivu, mentre l’Uganda invia truppe a Bunia, tra accuse di sostegno ai ribelli. La tensione regionale cresce, aumentando il rischio di una guerra su larga scala.
Il capo di Stato congolese Felix Tshisekedi, sempre più indebolito dalla situazione che prevale all’est del suo Paese, ha incontrato ieri a Luanda il suo omologo angolano, Joao Lourenço, ora presidente di turno dell’Unione africana, per discutere del conflitto in corso in Rdc contro i ribelli dell’M23 sostenuti dal Ruanda. La mediazione svolta dall’Angola non ha portato a una soluzione negoziata, anzi, nessun cessate il fuoco è stato rispettato i l’M23, assieme al suo braccio politico Afc, comanda ora a Goma, Bukavu in aree minerarie strategiche, e ieri ha proseguito la sua avanzata nel Sud Kivu.
Dopo brevi e intensi combattimenti con il contingente burundese, che appoggia il governo congolese, la ribellione è entrata a Kamaniola, a 50 km dal capo luogo della provincia, Bukavu.
Non sono stati resi noti i dettagli del colloquio tra Tshisekedi e Lourenço. Al termine dell’incontro, il ministro degli Esteri angolano, Téte António, ha dichiarato che i due leader hanno analizzato la situazione nella Repubblica Democratica del Congo.
“Come sappiamo, questa è una situazione che preoccupa il continente. Dopo la riunione del Consiglio per la pace e la sicurezza tenutasi di recente ad Addis Abeba (Etiopia), specificamente dedicata a questo conflitto, è necessario vedere i prossimi passi nella ricerca di soluzioni alla situazione di tensione che tutti stiamo vivendo”, ha affermato il capo della diplomazia angolana.
Un’escalation di tensioni regionali
Truppe ugandesi sono entrate a Bunia, capoluogo della provincia di Ituri, città chiave nella parte orientale della Repubblica democratica del Congo, a fronte delle crescenti tensioni nella regione. L’Ituri si trova a nord del Sud-Kivu.

Lo si apprende da un post su X di Chris Magezi, l’assistente militare responsabile delle relazioni pubbliche del capo delle Forze di Difesa ugandesi, che ha pubblicato anche un video in cui si vedono mezzi militari entrare a Bunia e la notizia viene confermata anche dal generale di brigata Felix Kulayigye, che in una dichiarazione ha detto le forze ugandesi intendono neutralizzare il gruppo ribelle Allied democratic front (Adf, affiliato allo Stato islamico) e altre formazioni armate che, secondo l’Uganda, rappresentano un pericolo per la sicurezza nazionale ugandese.
Le Forze armate della Repubblica democratica del Congo (Fardc) “stanno collaborando molto bene con l’Updf. C’è un enorme supporto da parte della gente di Bunia” ha scritto Magezi: l’Updf, in collaborazione con le Forze armate congolesi, ha dato la caccia al gruppo ribelle originario dell’Uganda che ha stabilito una base nelle foreste del Congo e sebbene l’Updf si trovi ufficialmente nel Congo orientale a sostegno delle forze governative congolesi contro le Adf è anche vero che sono molte le accuse, anche ufficiali come quelle delle Nazioni unite, contro Kampala, accusata di mantenere il piede in due scarpe perché contemporaneamente avrebbe contribuito ad addestrare i combattenti ribelli dell’M23 e fornito al gruppo una base arretrata per spostare uomini e armi. Accuse sempre respinte dal governo ugandese.
Esattamente come il Ruanda, anche l’Uganda invase militarmente il Congo orientale nel 1996 e nel 1998, sostenendo di doversi difendere dai gruppi ribelli.
Questa nuova escalation nel conflitto congolese è cominciata nel fine-settimana, quando il generale ugandese Muhoozi Kainerugaba, capo delle Forze di difesa dell’Uganda e figlio del presidente Museveni, ha scritto sui social: “Chiunque minacci il Ruanda, o mio zio Afande Kagame, finirà nei guai e sta cercando un conflitto diretto con l’Uganda e con me”. Afande, neologismo di lingua kinyarwanda, è molto usato in Ruanda e significa “comandante”, titolo che si estende a qualsiasi persona detenga un qualche tipo di potere. Parole incendiarie dopo che già sabato, il giorno prima, sempre Kainerugaba aveva minacciato di invadere proprio Bunia, cosa puntualmente avvenuta pochi giorni dopo: “La mia gente, i Bahima, viene attaccata. È una situazione molto pericolosa […] Nessuno su questa terra può uccidere la mia gente e pensare che non ne soffrirà!” ha scritto il generale ugandese, aggiungendo in un post successivo che “Bunia sarà presto nelle mani dell’Updf”. Sempre nel fine-settimana, Kainerugaba ha pubblicato alcune immagini che mostrano soldati ugandesi proprio a Bunia.
L’Uganda è da anni parte attiva nel conflitto nell’est della Rdc, storicamente attiva nella regione dell’Ituri, sin all’inizio della Seconda guerra del Congo, nel 1998, quando l’Ituri fu occupata sia dai militari ugandesi dell’Updf che dalla componente del Raggruppamento per la democrazia congolese che faceva capo al Movimento per la liberazione (Rdc-Ml), occupazione diventata un conflitto sanguinoso per ragioni di potere amministrativo locale ed economiche. Le parole di Kainerugaba arrivano dopo gli annunci del presidente Félix Tshisekedi della Rdc e di Evariste Ndayishimiye del Burundi, che hanno dichiarato pubblicamente, settimana scorsa, la loro intenzione di rovesciare il governo ruandese, secondo loro responsabile di addestrare, finanziare, sostenere e armare l’M23 mentre, dal canto suo, il presidente ruandese Kagame ha dichiarato a Jeune Afrique che il suo Paese dà priorità alla sicurezza propria e del suo popolo e che affronterà “qualsiasi cosa” cerchi di ostacolarla.
Queste novità preoccupano molto osservatori e analisti, spaventati dalla ricaduta per l’intera regione in una guerra più ampia, che ricorda i conflitti degli anni Novanta e Duemila che hanno ucciso milioni di persone. La tensione è altissima, sia sul campo che nella propaganda: secondo Indorerwamo, pubblicazione online di lingua kinyarwanda, nelle ultime settimane molti ruandesi e banyamulenge che vivevano o lavoravano a Bujumbura, in Burundi, e nei suoi sobborghi sono stati arrestati e condotti a bordo di veicoli militari nelle province di Gihanga e Bubanza, preludio secondo i media ruandesi a un’azione da parte del Burundi.