Sono arrivati ieri in Polonia i cinque leader africani che hanno aderito all’iniziativa del presidente sudafricano Ciryl Ramaphosa per mediare tra Ucraina e Russia nel conflitto nato dopo l’invasione di Mosca. Sarebbero dovuti essere in sei ma ieri sera, con un comunicato ufficiale, il presidente ugandese Yoweri Museveni ha detto che a causa della sua positività al Covid non gli sarà possibile partecipare alla missione diplomatica.
I presidenti africani provenienti da Comore (che è anche presidente dell’Unione africana), Egitto, Sud Africa, Senegal, Congo-Brazzaville e Zambia sono arrivati in Polonia ieri e oggi saranno in viaggio in treno verso Kiev, in Ucraina, dove saranno ricevuti da Volodymyr Zelensky in un incontro di mediazione. I leader africani vogliono persuadere Ucraina e Russia a colloqui volti a porre fine alla guerra.
L’iniziativa è stata sostenuta e partecipata dalla Fondazione Brazzaville, fondata da un ex-consigliere di Jaques Chirac con importanti interessi economici nel continente africano. Al posto di Museveni, 78 anni, ci sarà l’ex-primo ministro ugandese Ruhakana Rugunda.
Ieri a Mosca c’era il presidente algerino Abdelmajid Tebboune, che ha incontrato Putin e al quale ha presentato l’offerta algerina di mediare nella crisi ucraina, offerta che Mosca dice di avere accettato. I presidenti africani saranno a Mosca sabato nella tarda mattinata e, secondo un comunicato del Cremlino, nell’incontro con Putin si discuterà proprio del piano di mediazione presentato da Tebboune a Putin ieri.
Il documento quadro, che non è stato reso pubblico, secondo un’esclusiva dell’agenzia Reuters elenca una serie di misure che potrebbero essere proposte dai leader africani come parte della prima fase del loro impegno con le parti in conflitto. Tali misure potrebbero includere il ritiro delle truppe russe, la rimozione delle armi nucleari tattiche dalla Bielorussia, la sospensione di un mandato d’arresto della Corte penale internazionale contro Putin e la revoca delle sanzioni. L’elenco include anche un “accordo incondizionato su cereali e fertilizzanti”.
“Le misure di cui sopra dovrebbero mirare a facilitare la creazione di un ambiente favorevole per un cessate il fuoco, e che consentirà alle parti di creare fiducia e di prendere in considerazione la formulazione delle loro strategie di ripristino della pace” riferisce la Reuters citando il documento. Il primo obiettivo è arrivare a un accordo sulla cessazione delle ostilità, che dovrebbe essere accompagnato da successivi negoziati tra la Russia e l’Occidente.
Martedì scorso Putin ha detto che la Russia sta valutando la possibilità di abbandonare l’iniziativa sui cereali del Mar Nero – mediata dalle Nazioni Unite e dalla Turchia nel luglio dello scorso anno – perché le sue spedizioni di cereali e fertilizzanti incontrano ancora ostacoli. L’accordo scade il 17 luglio e non è chiaro quindi se la Russia lo rinnoverà. La questione del grano è centrale per l’Africa e i suoi mediatori: da tempo gli stati africani evidenziano la necessità di sbloccare i flussi di importazioni del grano per affrontare l’insicurezza alimentare nel continente. Il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha detto che Putin e il presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy sono allineati con lui sull’”importanza delle consegne di grano in Africa per alleviare l’insicurezza alimentare” ha detto ieri alla Reuters il portavoce di Ramaphosa Vincent Magwenya.
La Russia ha pubblicato un elenco di richieste che desidera vengano soddisfatte, tra cui la ripresa delle sue esportazioni di ammoniaca nel Mar Nero e la riconnessione della Banca agricola russa al sistema di pagamento Swift. Nonostante le esportazioni di cibo e fertilizzanti non rientrino nelle sanzioni imposte dall’Occidente alla Russia, Mosca sostiene che le restrizioni sui pagamenti e sulla logistica, oltre che sulle assicurazioni, creino barriere. Putin si è anche lamentato del fatto che in base all’accordo sul grano “quasi nulla va ai paesi africani” e ha detto che Mosca è pronta a fornire grano gratuitamente ai paesi più poveri del mondo.
Secondo i dati delle Nazioni Unite, nell’ambito dell’accordo del Mar Nero sui cereali sono state esportate più di 31 milioni di tonnellate di grano, di cui il 43% verso i paesi in via di sviluppo. Più di 625.000 tonnellate di grano sono state spedite dal Programma alimentare mondiale delle Nazioni unite per operazioni di aiuto.