Secondo un rapporto pubblicato nei giorni scorsi dall’Ufficio congiunto delle Nazioni Unite per i diritti umani rivela che i ribelli dell’M23, nell’Est della Repubblica democratica del Congo (Rdc), sono responsabili di oltre due terzi delle gravi violazioni dei diritti dei bambini registrate a gennaio nel contesto del conflitto nella Rdc orientale.
Il rapporto afferma che il 69% degli abusi è stato commesso dalle forze M23, che hanno preso di mira principalmente i bambini per campagne di reclutamento forzato, ma anche per rapimenti, uccisioni e mutilazioni. Anche altri gruppi armati, come Nyatura (12%), Mai-Mai Mazembe (7%) e Adf (3%), così come le forze di difesa e sicurezza congolesi e straniere (3%), sono colpevoli di violazioni in tal senso.
La maggior parte degli abusi si è verificata nelle province più colpite dal conflitto, in particolare nel Nord Kivu, dove è stato registrato l’85% delle violazioni, seguito dall’Ituri con il 15%. Il rapporto rileva una leggera diminuzione del 6% delle violazioni rispetto a dicembre 2024, ma il reclutamento di minori resta il problema più comune (40% dei casi), seguita da rapimenti (37%), uccisioni e mutilazioni (17%), violenza sessuale (4%) e attacchi a scuole e ospedali (2%).
Per quanto riguarda la violenza sessuale, il rapporto segnala almeno 12 episodi a gennaio, che hanno colpito 45 vittime adulte, di cui 33 nell’Ituri. Tra gli incidenti, dieci riguardavano stupri di gruppo, alcuni dei quali accompagnati da rapine. Nel Nord Kivu si sono registrate otto vittime, di cui tre attribuite all’M23 e tre alle Fdlr, mentre nel Sud Kivu si sono registrate tre vittime, di cui due legate ai gruppi armati Nyatura e una alle forze armate congolesi. Il rapporto menziona anche gli sforzi per combattere l’impunità, con la condanna a morte di cinque persone, tra cui quattro membri delle forze di sicurezza congolesi, per gravi violazioni dei diritti umani.