In Congo Brazza domani si vota per eleggere il presidente della Repubblica. Sulla carta, secondo gli osservatori internazionali, il risultato è scontato. Denis Sassou Nguesso, al potere dl 1979 (con un’interruzione dal 1991 al 1997), non dovrebbe avere problemi a essere rieletto. Pierre Moussa, direttore della sua campagna elettorale, ha presentato in conferenza stampa il suo candidato come «un vino che migliora con l’età». Nessun altro candidato, secondo Moussa, lo preoccupa, perché Sassou-Nguesso è il più esperto di tutti. Come a dire che nessuno può impensierirlo e la rielezione è un dato incontrovertibile.
Se i giochi sembrano fatti, non tutti sono disposti ad accettare lo status quo. La società civile ha espresso le sue riserve. Nell’ultima settimana, un movimento di attivisti chiamato Progress ha condotto una campagna contro la compravendita dei voti. Nei mercati e nei quartieri popolari hanno inscenato proteste indossando una maglietta bianca con la scritta «Il mio voto, il mio futuro, nessuna corruzione, voto per l’alternanza». Il movimento è guidato da Charlin Kinouani che ai microfoni di Radio France Internationale ha detto: «È un’abitudine in Congo: quando si parla di elezioni presidenziali, strani personaggi distribuiscono biglietti di 2.000 franchi Cfa o 5.000 franchi Cfa ai cittadini in modo che votino in modo sicuro. Stanno sacrificando il futuro del Paese. È il momento di dire loro che il futuro conta più dei 2.000 franchi Cfa. Quello che chiediamo ai congolesi è di andare a votare in piena libertà ”.
Anche la coalizione Tournons La Page-Congo ha sollevato molte preoccupazioni sulle condizioni in cui si svolge il processo elettorale. In particolare, in merito alla governance elettorale, alla gestione delle crisi salute legata alla pandemia Covid-19, alla situazione della sicurezza e alle limitazioni degli spazi civici.
«Nessuna elezione presidenziale pacifica, partecipativa, trasparente, libera e credibile può essere organizzata alle attuali condizioni», hanno scritto in un comunicato distribuito ai media. L’organizzazione denuncia attacchi alla dignità umana, alla libertà di espressione e alla libertà religiosa garantiti dal Costituzione del 6 novembre 2015. «Atti di intimidazione e altre minacce – è scritto -, che limitano lo spazio civico, soprattutto dei giornalisti e dei difensori dei diritti umani, costituiscono gravi attacchi alle libertà di associazione, espressione e stampa».
Di fronte a tutte queste preoccupazioni, ha chiesto al governo di creare le condizioni necessarie per un’elezione presidenziale pacifica.