I vescovi cattolici del Congo Brazzaville scendono in campo per denunciare la situazione socio-economica che sta vivendo il Paese. In un comunicato pubblicato ieri, giovedì 10 maggio, esaminano tutti i settori della vita nazionale, dando un messaggio molto critico sulla gestione della nazione.
I vescovi cattolici puntano il dito contro «le origini del male» congolese: la revisione della Costituzione nel 2015, nonostante i loro avvertimenti all’epoca. Una revisione che ha cristallizzato la classe politica e non ha aiutato a risolvere i problemi. A loro parere, una soluzione a tutti i problemi congolesi, comporta necessariamente un nuovo modello istituzionale incentrato sul dialogo politico.
Sulla persistente crisi del Pool, che scuote il Paese da vent’anni, un accordo di pace non sarà sufficiente per evitare crisi future. Secondo i prelati, una vera riconciliazione arriverà solo attraverso la ricerca della verità, della giustizia e delle riparazioni dei torti.
Questa dichiarazione è stata resa pubblica in coincidenza del processo al generale Mokoko, ex candidato presidenziale del 2016, perseguito perché avrebbe «minato la sicurezza interna dello Stato». In merito, i vescovi chiedono «una giustizia giusta e indipendente» e il rilascio di tutti i prigionieri politici.
Un’altra preoccupazione dei prelati congolesi è la crisi economica che il Paese sta vivendo. Questa crisi è legata all’andamento altalenante del prezzo del petrolio. Ciò ha causato forti scompensi in un Congo che dipende in larga parte dai proventi degli idrocarburi. A ciò si aggiunge una forte corruzione che affligge tutti i settori del Paese e contro la quale gli undici vescovi che hanno firmato la dichiarazione si sono scagliati con parole molto dure.