Continua l’esodo degli ebrei dall’Etiopia

di Enrico Casale
falasha

Trecento etiopi sono arrivati venerdì all’aeroporto internazionale Ben Gurion (Israele) con il nono e ultimo volo dell’operazione “Rock of Israel”. Il primo volo è atterrato a dicembre, in seguito all’approvazione del governo israeliano di consentire il ritorno di 2.000 ebrei della comunità etiope (beta israel). Molti di essi, secondo quanto riporta la stampa locale, hanno atteso anni per ricongiungersi con i familiari che erano riusciti a fare il viaggio in precedenza.

“Il volo finale dell’operazione è arrivato oggi, permettendo il ricongiungimento di molte famiglie dopo troppi anni di distanza. È un momento commovente”, ha detto Isaac Herzog, il presidente dell’Agenzia ebraica.

Pnina Tamano-Shata, ministro dell’Aliyà e dell’integrazione MK e primo parlamentare israeliano nata in Etiopia, è stata determinante per portare in Israele fino gli ebrei etiopi. “La missione di Israele per garantire l’arrivo in Israele degli ebrei rimasti in Etiopia non è finita – ha detto il ministro -. Usiamo questo momento commovente per ricordare che abbiamo il dovere di porre fine a questa dolorosa saga”.

La comunità ebraica in Etiopia ha una storia secolare. Si dice che i primi ebrei arrivarono nel Corno d’Africa insieme alla Regina di Saba di rientro da Israele. Nei secoli la comunità si è ingrandita fino a raggiungere il milione di persone e sviluppando un proprio modo di professare l’ebraismo. Discriminati dal regime comunista di Menghistu Hailè Mariam, molti beta israel vennero portati in Israele grazie a due ponti aerei negli anni Ottanta e Novanta. Da dicembre poi è ripreso il loro arrivo nonostante la pandemia di covid-19.

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