Contro la sete e i cambiamenti climatici, la lotta di Aid4Mada in Madagascar

di claudia

La crisi climatica è un dramma mondiale che non risparmia alcuna area geografica, esacerbando le sue dannose conseguenze in alcune aree più di altre. Il triste primato va al Madagascar, il paese più colpito al mondo dai cambiamenti climatici, secondo l’allarme lanciato da Onu e WFP all’inizio dell’estate 2021. L’impegno della onlus vicentina Aid4Mada, dal 2015 in prima linea per cercare di contrastare la carenza idrica del Paese

Il Sud del Madagascar, in particolare, sta vivendo la più grave carestia mai vista da quarant’anni a questa parte, la prima causata dal riscaldamento globale antropico.

La mancanza di cibo è strettamente correlata alla scarsità di acqua potabile, inaccessibile a causa di una rete infrastrutturale arretrata e una breve stagione delle piogge. Le cifre parlano chiaro: si stima che circa 1,3 milioni di persone soffrano di insicurezza alimentare acuta, di cui quasi 28.000 al massimo livello di rischio. Tra i gravi effetti della siccità si riscontra anche una maggiore probabilità di diffusione di malattie, come la malaria e il tifo.

La siccità comporta conseguenze pesanti anche sulla qualità della vita degli abitanti, costretti a lunghi viaggi quotidiani per raggiungere le poche fonti di approvvigionamento idrico (spesso contaminate). Tale attività è, nella maggior parte dei casi, effettuata da donne che per questo motivo non possono lavorare o dedicarsi alla famiglia, e dai bambini, che non possono andare a scuola.

Uno scenario di fronte al quale non si può restare indifferenti, nonostante un nostro intervento possa sembrare ormai tardivo.

In questo contesto opera in prima linea dal 2015 una piccola onlus vicentina, Aid4Mada. L’area di intervento interessa in particolare Tulear, la città più popolosa e povera del Sud del Madagascar. La onlus lavora per sostenere più di 1200 bambini nel loro percorso scolastico, che si svolge all’interno di una scuola pubblica gestita da Aid4Mada. Oltre al diritto all’istruzione, viene garantito loro anche un sostegno alimentare e medico-sanitario. Una particolare attenzione è rivolta ai bambini orfani e alle ragazze madri che sono ospiti di un orfanatrofio costruito dalla onlus in piena pandemia, tra il 2020 e il 2021.

L’associazione concentra molto del suo impegno in un progetto avviato nel 2018, in collaborazione con il Ministero dell’Acqua del Madagascar, “L’Acqua è vita” per cercare di contrastare la carenza idrica del Paese. Il progetto è stato avviato con l’obiettivo di costruire e la mettere in sicurezza una rete di 50 pozzi così da aumentare l’accessibilità all’acqua potabile sicura e pulita nelle aree più svantaggiate della regione di Tulear. In questi tre anni la onlus ha costruito 10 pozzi manuali e 15 Water Tower solari, che oggi garantiscono l’accesso gratuito e illimitato all’acqua potabile a circa 50.000 abitanti di oltre 20 villaggi rurali della periferia di Tulear. “Questi sono numeri incredibili, se pensiamo che sono stati ottenuti da una piccola ONG indipendente in soli tre anni, e contando solo su donazioni private” racconta con orgoglio Davide Bertapelle, fondatore di Aid4Mada, uno dei primi volontari a essere riuscito a rientrare in Madagascar dopo la chiusura di oltre un anno e mezzo causata dall’emergenza Covid. “Ma il lavoro da fare è ancora tanto! Sia a Tulear, che soprattutto nelle regioni a Sud della città, ci sono ancora migliaia di persone che non hanno acqua potabile, cibo, sostegno sanitario. E la pandemia ha aggravato una situazione che era già drammatica da tanto tempo, impendendo agli aiuti umanitari di arrivare in queste zone così isolate e trascurate”.

Un progetto che si costituisce inoltre come un tassello in più nella lotta per la tutela dell’ambiente. Una maggiore disponibilità di acqua potabile consente infatti alla popolazione di evitare di bruciare carbone e legna per far bollire l’acqua contaminata, e questo si traduce in una sensibile riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera.

Ad ottobre 2021 Aid4Mada ha avviato una nuova fase del progetto L’Acqua è Vita, che prevede la costruzione, entro fine 2022, di altre 9 Water Tower solari in altrettanti villaggi rurali di Tulear.

«Durante la mia missione in Madagascar abbiamo visitato questi villaggi della campagna a nord di Tulear, in cui vivono circa 40.000 persone. Per raggiungerli abbiamo dovuto attraversare il letto di un fiume in secca da ormai diversi anni, e camminare per molti km in un paesaggio semidesertico”, spiega Davide Bertapelle. “Arrivati nei villaggi, abbiamo incontrato la popolazione locale che vive in condizioni estreme: bambini denutriti che studiano in scuole fatiscenti; donne costrette a camminare anche 8 km tutti i giorni per trovare quel poco di acqua sporca disponibile nelle buche del terreno, nelle paludi o nei pozzi a cielo aperto; famiglie numerose che vivono quasi esclusivamente della raccolta di mango e poco altro. In questi villaggi manca tutto: l’elettricità, le strade, le scuole, gli ospedali. Neanche gli aiuti della cooperazione internazionale arrivano fino a questi posti così isolati dal resto del mondo. Finora. Infatti, è proprio qui che si concentrerà la prossima fase del nostro progetto, che porterà tra poco a queste famiglie l’acqua potabile!” aggiunge Bertapelle.

Le costruzioni, avviate dall’impresa locale Zanaray, consentiranno ad Aid4Mada di avvicinarsi entro la fine del 2022 all’obiettivo iniziale del progetto L’Acqua è Vita, dunque la costruzione di 34 tra pozzi manuali e Water Tower solari, la possibilità di garantire acqua potabile a circa 90.000 persone e la riduzione di 95.000 tonnellate di emissioni di CO2 ogni anno.

L’Effetto Serra che fa bene

Il piano di Aid4Mada per il futuro è quello di estendere la sua area di intervento sempre di più, attraverso la costruzione di altri sistemi idrici e l’applicazione di tecniche di agricoltura adatte ai climi più aridi.

“Nel 2020 avremmo dovuto costruire all’interno della nostra scuola di Tulear la prima Serra di Agricoltura Idroponica di tutto il Madagascar” spiega il volontario. “L’obiettivo era quello di permettere a una cooperativa di donne locali di coltivare fuori suolo, con il minimo dispendio di acqua, verdure e ortaggi che in parte avremmo utilizzato all’interno della mensa, e in parte sarebbero state vendute al mercato, creando quindi anche una fonte di reddito per queste donne. Poi è arrivato il Covid e abbiamo dovuto sospendere il progetto, perché i tecnici specializzati non potevano entrare in Madagascar. Però adesso con la riapertura delle frontiere, speriamo di riuscire a confermare la realizzazione della Serra Idroponica per l’estate del 2022. E soprattutto speriamo che questa possa essere la prima di una lunga serie di Serre, che possano aiutare la popolazione locale a supplire in parte alla carenza dei raccolti agricoli”.

Questo progetto è stato chiamato “Effetto Serra” ma, come precisa Davide Bertapelle: “È l’unico Effetto Serra che fa bene al Madagascar!”

Condividi

Altre letture correlate: