Dieci donne africane che primeggiano per bravura, impegno e coraggio. Sono imprenditrici, attiviste, modelle, regine, attrici, giudici, giornaliste… E tutte stanno contribuendo a cambiare il volto dell’Africa.
di Sylvie Sauvageon
MODELLA DI ALTRUISMO
Noëlla Musunka Coursaris (Rep. Dem. del Congo)
Alterna sfilate d’alta moda a New York e Parigi con missioni umanitarie nei villaggi più poveri del Congo, suo paese natale, dove ha creato la Fondazione Malaika per sostenere le donne più bisognose. Ha investito in scuole e dispensari buona parte dei cachet guadagnati con la pubblicità e la moda.
REGINA DEI TALK SHOW
Musunmola “Mo” Abudu (Nigeria)
È il volto televisivo più famoso d’Africa. Cinquantadue anni, nigeriana, primatista dell’audience, ha una straordinaria capacità comunicativa. Il suo programma di maggior successo, Moments with Mo, è seguito ogni giorno da oltre cento di milioni di fedeli spettatori.
INTREPIDA GIORNALISTA
Solange Lusiku Nsimire (RD Congo)
Ha 42 anni, sei figli e combatte ogni giorno per la libertà di stampa. E’ fondatrice, editrice e direttrice di Le Souverain, l’unico giornale del Sud Kivu. Per la sua attività di denuncia ha ricevuto svariate minacce e intimidazioni. Ma lei non si è fatta intimorire.
IMPRENDITRICE GENIALE
Bethlehem Tilahun Alemu (Etiopia)
Dieci anni fa – quando era poco più che ventenne – ha creato una piccola fabbrica calzaturiera in un villaggio sull’altopiano etiope. Oggi la sua azienda SoleRebels vende in tutto il mondo, scarpe, stivali e sandali confezionati a mano con materiali naturali e riciclati. Ai suoi dipendenti garantisce uno stipendio equo e l’assistenza medica.
SOVRANA ILLUMINATA
Sylvia Nagginda (Uganda)
Salita al trono nel 1999, amatissima dei suoi sudditi, la regina dell’antico Regno del Buganda occupa un ruolo di primo piano nella politica dell’Uganda. Ha studiato a New York, dove ha lavorato come esperta di sviluppo sociale alle Nazioni Unite, prima di tornare in patria per impugnare lo scettro. Da allora si occupa di mantenere la pace nel suo regno e promuovere lo sviluppo sociale delle donne.
MAGA DEL WEB
Ory Okolloh (web manager, Kenya)
Blogger, avvocato e programmatrice, 35 anni, ha creato due siti web che l’hanno resa famosa: il primo, Mzalendo, pubblica e analizza i lavori del parlamento keniota; il secondo, Ushahidi, racconta in tempo reale le crisi umanitarie, raccogliendo testimonianze via mail e via sms. Ingaggiata da Google, gestisce la Fondazione Millicom che promuove lo sviluppo digitale.
ATTIVISTA CORAGGIOSA
Obiageli Ezekwesili (Nigeria)
La sera del 14 aprile 2014 i terroristi di Boko Haram rapirono oltre 200 studentesse in una scuola nel Nord della Nigeria. Obiageli Ezekwesili, attivista per i diritti umani, tra le fondatrici dell’associazione anticorruzione Transparency International, lanciò un appello nel web: “Riportateci le nostre ragazze”. Pochi secondi dopo, l’hastag #BringBackOurGirls divenne un messaggio virale nonché lo slogan di una campagna mondiale di mobilitazione della società civile. Da allora Obiageli Ezekwesili lotta per liberare le ragazze.
VOCE IMPEGNATA
Angélique Kidjo (Benin)
Voce potente ed eclettica, attivista per i diritti civili, ha ereditato l’appellativo di “Mama Africa”, dopo la morte dell’amica e collega Miriam Makeba. Il suo ultimo album, Spirit Rising: My Life, My Music, dedicato alle donne del continente, celebra una carriera costellata di successi. Oggi alterna il suo tempo tra concerti, studi di registrazione e impegni umanitari a favore dell’Unicef.
OSCAR DI HOLLIWOOD
Lupita Nyong’o (Kenya)
Origini keniane, 32 anni, nel 2014 ha vinto l’Oscar come miglior attrice non protagonista per l’interpretazione in 12 anni schiavo di Steve McQueen. Ora si appresta a recitare in un nuovo film della Disney: Queen of Katwe. Racconterà la vera storia di Phiona Mutesi, la regina degli scacchi che dallo slum di Kampala, in Uganda, è arrivata alle Olimpiadi degli scacchi.
GIUDICE ANTI-GENOCIDI
Fatou Bensouda (Gambia)
Giurista gambiana, 52 anni, madre di tre figli, nel 2012 è stata eletta Procuratore capo della Corte Penale Internazionale. Dal tribunale dell’Aja (accusato in passato di essere “al servizio dell’uomo bianco occidentale”) persegue con determinazione genocidi e crimini di guerra, colpendo il legame tra potere e impunità.