di Simona Salvi
Una “esplosione di morti infantili” è probabile e imminente nel Corno d’Africa se la comunità internazionale non dovesse intervenire con urgenza per scongiurare tale scenario, garantendo aiuti per gli oltre 1,7 milioni di bambini in condizioni di grave malnutrizione acuti in Somalia, Etiopia e Kenya. L’allarme è stato lanciato dall’Unicef, i cui operatori hanno raccontato alla stampa a Ginevra di aver incontrato genitori costretti a seppellire i propri figli lungo la strada mentre percorrevano centinaia di chilometri alla ricerca di assistenza medica.
Dopo quattro stagioni consecutive di mancate piogge nella regione orientale del continente africano, situazione che non si registrava da almeno 40 anni, nella sola Somalia sono almeno 386.000 i bambini che hanno urgente bisogno di cure salvavita a causa di una grave malnutrizione. Si tratta di una siccità peggiore di quella che colpì il Paese nel 2011, quando in Somalia si contarono 250.000 morti, soprattutto bambini, ha spiegato Rania Dagash, vice direttore dell’Unicef per l’Africa orientale e meridionale. “Le vite dei bambini nel Corno d’Africa sono a maggior rischio anche a causa della guerra in Ucraina e penso sia importante sottolinearlo, perché la sola Somalia importava il 92% del suo grano dalla Russia e dall’Ucraina, ma ora le linee di approvvigionamento sono bloccate”, ha rimarcato.
“Se il mondo non distoglie lo sguardo dalla guerra in Ucraina e non agisce immediatamente, nel Corno d’Africa sta per verificarsi un’esplosione di morti infantili”, ha detto Dagash. Perché il numero di bambini in condizioni di grave malnutrizione acuta è aumentato di oltre il 15% nell’arco di cinque mesi, e oggi in Etiopia, Kenya e Somalia si contano oltre 1,7 milioni di bambini che hanno urgente bisogno di cure. Ma non bastano gli aiuti salvavita, ha aggiunto, occorre investire in misure volte a rafforzare la resilienza, per salvare i mezzi di sussistenza delle persone e impedire loro di dover lasciare le proprie case, in cerca di cibo, acqua e assistenza sanitaria. Anche perché le ultime previsioni meteorologiche mettono in forse anche le piogge della stagione ottobre-dicembre, con la conseguente perdita di altri raccolti e di altri capi di bestiame per il venir meno delle fonti idriche.
Secondo l’Unicef, tra febbraio e maggio di quest’anno il numero di famiglie rimaste senza accesso ad acqua pulita e sicura è quasi raddoppiato, passando da 5,6 milioni a 10,5 milioni. Per aiutare le comunità a resistere alle sempre più frequenti siccità causate dai cambiamenti climatici, i team e i partner delle Nazioni Unite hanno dovuto scavare pozzi ancora più profondi di prima, in alcuni casi fino a due chilometri.
“Stiamo aiutando le famiglie rurali a rimanere dove si trovano garantendo trasferimenti di denaro salvavita per l’acquisto di beni essenziali come cibo, acqua e medicine, nonché beni di sussistenza”, ha detto da parte sua Etienne Peterschmitt, rappresentante della Fao in Somalia, sottolineando che al momento il sostegno richiesto per il 2022 per garantire questa forma di assistenza “non si è ancora completamente concretizzato e centinaia di migliaia di somali corrono un rischio molto reale di morire di fame”.
Stando all’ultima analisi della Fao, 7,1 milioni di persone, ovvero il 45% della popolazione somala, sono in condizioni di grave insicurezza alimentare.