Tra luci e ombre, la pandemia di coronavirus continua ad avanzare in Africa, dove i casi accertati hanno superato quota 250mila. Benché alcuni Paesi abbiano annunciato un rallentamento delle disposizioni anticontagio e altri abbiamo prospettato un lento ma poroessivo ritono alla normalità, gli ultimi dati divulgati dalle autorità sanitarie indicano che la diffusione del virus sta aumentando con ritmi intensificati rispetto alle scorse settimane. Da una parte ci sono le previsioni catastrofiche dell’Oms che prevede scenari da incubo per i Paesi subshariani. Dall’altro ci sono i proclami di chi parla di un inutile allarmismo e di una reazione orgogliosa ed efficiente da parte dei governi africani capaci di affrontare l’emergenza sanitaria malgrado i pochi mezzi a disposizione. In mezzo ci sono i numeri, altamente sottostimati, ma che forniscono l’indicazione di un trend che sta cominciando a preoccupare: dal Sudafrica alla Costa d’Avorio, dal Kenya alla Nigeria. Ma non solo.
ALLARME IN SOMALIA
“Il coronavirus potrebbe diffondersi in maniera preoccupante nei campi degli sfollati in Somalia, senza che ce si accorga”. L’allarme è stato lanciato dal Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr). Ana Maria Guzman, coordinatrice sanitaria del CICR in Somalia, ha affermato che il mantenimento delle distanze, il rispetto delle norme igieniche e la salute sono un grande problema negli affollati campi profughi.
“Siamo preoccupati che molti casi di Covid non vengano rilevati, specialmente nei campi per sfollati interni”, ha detto la Guzman. “Il conflitto in corso in Somalia e le inondazioni, stanno facendo crescere il numero di persone che cercano rifugio altrove, in particolare nelle aere urbane e questo rappresenta un ambiente perfetto per il diffondersi delle malattie infettive”, ha spiegato la rappresentante della Cicr. Secondo la Croce Rossa il sistema sanitario somalo è stato distrutto da decenni di violenza e di guerra e si stima che il solo il 50 percento delle persone delle aree urbane abbia accesso alle cure mediche. La stessa Croce Rossa, in collaborazione con la Somalia Red Crescent Society, ha iniziato una campagna di disinfettazione dei campi, oltre che l’avvio di test per il coronavirus. La Somalia ha registrato in tutto 2.658 casi di coronavirus, tra cui si contano 449 guarigioni e 88 vittime.
STRAGE DI SANITARIA A BISSAU
Cattive notizie arrivano anche dall’Africa occidentale. Più di 170 dei 2mila operatori sanitari della Guinea-Bissau hanno contratto il COVID-19, ciò equivale al 9 per cento del personale. Lo ha reso noto Joana Cortez, esperta dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) nel paese africano. La Cortez, inoltre, ha avvertito che gli ospedali sono quasi sopraffatti dall’emergenza.
Il piccolo sistema sanitario mal equipaggiato della nazione dell’Africa occidentale ha lottato per frenare la diffusione del coronavirus, che ha contagiato oltre 1.400 persone e ne ha uccise 15. Le autorità sanitarie hanno lanciato l’allarme per la mancanza di ossigeno per curare i pazienti.
“I tre principali ospedali di Bissau si trovano attualmente di fronte a stanze piene di pazienti COVID-19 e un’interruzione dei servizi medici essenziali. E’ una situazione caotica”, ha spiegato l’esperta, durante un seminario online sull’impatto dell’epidemia sugli stati africani di lingua portoghese. Gli operatori sanitari sono particolarmente vulnerabili a causa della mancanza di dispositivi di protezione di alta qualità, secondo Tumane Balde, che dirige una commissione interministeriale per la lotta al COVID-19.