Nigeria, Guinea Equatoriale e Camerun: sono questi i tre Paesi africani coinvolti nel processo apertosi ieri a Marsiglia per corruzione di funzionari pubblici contro otto ex responsabili della società Bourbon, specializzata nei servizi marittimi in ambito petrolifero.
Il processo, che durerà fino a fine maggio, è l’epilogo di una lunga indagine durata oltre dieci anni. Si svolge presso la grade sala d’udienza allestita nella caserma del Muy, nella città mediterranea.
Il 19 ottobre 2012, Marc Cherqui, allora direttore della fiscalità dell’azienda marsigliese Bourbon, non ritrova la sua valigia all’arrivo all’aeroporto di Marignane, dopo un volo da Lagos, in Nigeria. Fatta la denuncia alla Air France, i servizi preposti ritrovano il bagaglio e scoprono all’interno 250.000 dollari in banconote da 100 dollari.
Seguendo le tracce della valigia di contanti, gli investigatori della Giurisdizione Interregionale Specializzata (Jirs) di Marsiglia si sono convinti che, di fronte ai severi controlli fiscali nei tre Paesi, il comitato esecutivo della Bourdon avrebbe deciso di corrompere funzionari locali per ridurre l’importo delle multe o degli aggiustamenti che gravavano sul gruppo o sulle sue controllate. Questo “patto di corruzione” sottolineato dai gip che si sono succeduti nel caso avrebbe consentito, in cambio di mazzette fino a 2 milioni di dollari, di eliminare o ridurre debiti fiscali quantificati in decine o addirittura centinaia di milioni di dollari o euro.