Cosmesi, l’Africa rompe un tabù

di Marco Trovato

di Andrea Spinelli Barrile

Unire bellezza e tecnologia per assicurarsi la salute della pelle. È la missione di Uncover, una startup cosmetica del Kenya che, questa settimana, ha chiuso con successo il suo terzo round di finanziamento, incassando 1,4 milioni di dollari. Uncover è “un marchio di bellezza basato su una community” di clienti che vogliono stare bene con la propria pelle: “Celebriamo ogni inestetismo, ogni smagliatura, ogni donna e ogni corpo e ti incoraggiamo a indossare la tua pelle con orgoglio. Crediamo nella pazienza, nella coerenza e nell’amor proprio ispirati da prodotti e stili di vita sani, efficaci e nutrienti” si legge sul loro sito web.

Quello della cosmesi femminile e, in generale, il mercato della cura personale in Africa è sempre più in crescita: le stime indicano che entro il 2028 il mercato africano dei cosmetici raggiungerà gli 83,19 miliardi di dollari. Ma non è solo in Africa che le aziende cosmetiche africane vogliono espandersi: la stessa start-up cosmetica keniana ha fatto sapereche utilizzerà questi finanziamenti per sviluppare ulteriormente la propria piattaforma, lanciare nuovi prodotti, espandersi in nuovi mercati (in particolare verso gli Stati Uniti, oltre che Ghana e Uganda) e continuare a sfruttare i dati dei clienti per realizzare i suoi prodotti e costruire il marchio leader nella cura della pelle.

Uncover attualmente informa di avere 200.000 clienti, principalmente in Kenya e Nigeria, ma di osservare una crescita notevole nella domanda da parte della diaspora africana e degli afrodiscendenti: dall’ultimo round di finanziamento, due anni fa, quando raccolse 1 milione di dollari, Uncover ha decuplicato le sue entrate, ha raggiunto il pareggio di bilancio lo scorso anno e entro un anno diventerà una società redditizia.

L’azienda ha visto crescere la domanda per i propri prodotti non solo dall’Africa ma anche dalla diaspora africana a livello globale e sta lavorando attivamente a partnership nei principali mercati della diaspora in America settentrionale: “Siamo un movimento che dà priorità alle donne di colore che sono state messe da parte dall’industria della bellezza per generazioni e che ha rappresentato solo poche tonalità di pelle nei test e noi siamo uno dei primi marchi a testare le donne in Africa. I nostri prodotti, basati sui dati combinati con una personalizzazione incentrata sulla piattaforma tecnologica, hanno alimentato la crescita dell’azienda. La cosa entusiasmante è che stiamo iniziando dall’Africa ma vediamo una domanda globale e opportunità per la nostra soluzione” ha detto Sneha Mehta, co fondatrice e Ceo di Uncover. L’azienda sfrutta la tecnologia e l’innovazione di K-Beauty, società coreana che produce i suoi prodotti, che vengono arricchiti con sostanze estratte da piante africane come baobab, argan e rooibos per creare soluzioni sicure e nutrienti per i suoi clienti.

Il mercato della cosmesi per persone nere sta emergendo oggi come un mercato in crescita dopo che, per decenni, i consumatori neri non hanno avuto vita facile nel settore cosmetico: secondo un report di McKinsey del 2022 “’l’industria della bellezza non ha storicamente promosso un ecosistema ospitale e di sostegno alle imprese gestite da neri” e, comunque, “i consumatori neri non hanno accesso a prodotti di bellezza di qualità come per gli acquirenti non neri e, comunque, è più difficile per loro trovare i prodotti che stanno cercando”. Oggi, in Italia ma il trend è decisamente globale, sono numerosi gli afrodiscendenti che provano a cimentarsi nella creazione di marchi cosmetici, per la cura della pelle (si, anche la pelle delle persone nere ha bisogno di cura, a partire dalla crema solare protezione 50) e dei capelli, temi sui quali oggi assistiamo anche ad una vera e propria rivendicazione di libertà post-coloniale.

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