Sono innumerevoli le testimonianze d’affetto e gli omaggi resi alla memoria di Hamed Bakayoko, già ministro della Difesa e primo ministro ivoriano, il cui decesso è stato annunciato ufficialmente ieri sera. La popolarità dell’uomo politico, un “self made man” con in tasca solo un diploma di maturità, era in continua crescita. A 55 anni, era arrivato alla guida del governo, un incarico conferito nell’urgenza dopo il decesso del suo predecessore e candidato designato per l’elezione presidenziale dello scorso 31 ottobre, Amadou Gon Coulibaly, anche lui morto improvvisamente per problemi cardiaci, a soli 61 anni, lo scorso 8 luglio. Allora ministro della Difesa, “Hambak”, come veniva soprannominato, era stato chiamato dal presidente della Repubblica Ouattara per dirigere l’esecutivo, ma non aveva ereditato la candidatura alla presidenza, assunta – scatenando aspre tensioni e proteste – dallo stesso Ouattara, per un terzo mandato consecutivo.
Nato ad Abidjan in una famiglia della classe media, musulmano, sin dalla sua giovinezza Bakayoko mostrò interesse per il giornalismo e la politica. Nel 1991 fondò il giornale “Le patriote” (Il patriota), allineato sulle idee del Rassemblement des Républicains (Rdr), il partito di Ouattara. Nel 1993 prese il timone di Radio Nostalgie de Côte d’Ivoire, la prima stazione radiofonica commerciale: da questa esperienza si crearono forti legami con il mondo della musica. Un mondo che piange oggi la perdita di “un padrino”. A’Salfo, frontman della band di fama internazionale Magic System, su Instagram rende omaggio alla “icona di una generazione”, a “un baobab caduto” ieri sera, ma sono decine i cantanti, produttori e deejay afflitti dalla perdita improvvisa di colui che li aveva sempre sostenuti.
L’ascesa politica di Hambak iniziò negli anni 2000. Nel 2003, all’età di 38 anni, diventò ministro per la prima volta e rimase nel governo da allora. Per tutto il decennio della crisi ivoriana fino al suo esito nel 2011, ha ricoperto il portafoglio delle telecomunicazioni e delle nuove tecnologie nei governi di unità nazionale, sotto il regime dell’ex presidente Laurent Gbagbo. Con l’arrivo al potere di Ouattara, eredita lo strategico ministero dell’Interno, che manterrà sotto tre governi fino al 2017, riuscendo a mantenere l’ordine in un Paese che tornava alla pace, in particolare grazie ai suoi molteplici legami in tutto il suo percorso di vita. Dopo la nomina a ministro della Difesa nel luglio 2017 dovette gestire diversi ammutinamenti nell’esercito. Nel 2018 fu anche eletto sindaco di Abobo, uno dei due comuni più popolosi di Abidjan e della Costa d’Avorio. Poco prima del suo decesso, il 9 marzo, era stato eletto anche deputato di Seguela.
Sebbene alleato di Ouattara, Bakayoko era noto per saper mantenere rapporti con l’opposizione. I suoi sostenitori gli attribuiscono un instancabile desiderio di pace e soprattutto di riconciliazione nazionale.
Negli ultimi mesi, la sua reputazione era stata infangata da un’inchiesta giornalistica di Vice che faceva emergere suoi presunti legami con una rete internazionale di traffico di droga. Accuse che, secondo i suoi sostenitori, miravano a stoppare un’ascensione politica diventata troppo importante.
L’ultima versione ufficiale sulle cause della morte di Bakayoko, che aveva appena compiuto 56 anni, è quella di un cancro al fegato folgorante. Negli ultimi giorni, allorché voci del suo presunto decesso già nel fine settimana, erano circolare nei social media, Jeune Afrique aveva scritto che Hambak aveva contratto il covid-19 due volte e che era anche affetto da una grossa crisi di malaria. Da un primo ricovero presso l’ospedale americano di Parigi a fine gennaio, non era stata resa nota una diagnosi precisa. In Costa d’Avorio, circola anche la versione, per ora impossibile da avvalorare, di un possibile avvelenamento colposo.
(Céline Camoin)