Costa d’Avorio: Gbagbo di ritorno il 17 giugno, sarà un grande evento secondo il portavoce

di Valentina Milani

L’ex presidente Laurent Gbagbo tornerà in Costa d’Avorio il 17 giugno prossimo: lo ha annunciato ieri il segretario generale del Fronte popolare ivoriano (Fpi) filo-Gbagbo, Assoa Adou, durante la celebrazione del 76° compleanno dell’ex capo di Stato, reduce di anni di detenzione all’Aja presso la Corte penale internazionale (Cpi). L’annuncio della data del rimpatrio di Gbagbo è stata accolta con grande gioia da parte dei suoi simpatizzanti. L’evento è ritenuto storico e altamente simbolico per il processo di riconciliazione intra-ivoriano.  Lo scorso 31 marzo la Corte penale internazionale ha definitivamente assolto Gbagbo, e il suo coimputato Charles Blé Goudé, da tutti i capi d’accusa per crimini contro l’umanità imputati in merito alle violenze elettorali del periodo fine 2010-inizi 2011. 

Svelata la data del ritorno in patria, si continua a parlare del ‘format’ della sua accoglienza. “Un tale avvenimento non può farsi nella discrezione”, afferma il portavoce di Gbagbo, Justin Koné Katinan, in una conversazione con Radio France Internationale. Nei giorni scorsi, avevano fatto discutere rivelazioni di un presunto accordo tra l’attuale governo ivoriano e l’entourage di Gbagbo, secondo il quale l’ex capo di Stato sarebbe dovuto arrivare nella massima discrezione, per non fomentare manifestazioni di gioia popolare con il rischio di possibili violenze. Inoltre, si parlava anche di un patto secondo cui Gbagbo dovrebbe abbandonare la scena politica, per non dover scontare una condanna a 20 anni di detenzione nel processo sulla “rapina” della banca regionale Bceao.

“Fino ad oggi  non c’è stato alcun dibattito sulla forma del ritorno di Gbagbo. Non è materia di dibattito. Abbiamo chiarito elementi tecnici. Ma è evidente che un tale evento non può accadere di nascosto, sotto forma ridotta (…) Non vedo come potrebbe accadere al di fuori da un quadro normale di manifestazione popolare”, ha detto Katinan, egli stesso tornato dall’esilio in Ghana poche settimane fa.

Il ritorno di Laurent Gbagbo dopo l’assoluzione da parte della Corte penale internazionale è un evento di grande importanza nel processo di riconciliazione. Portato via come un criminale quasi dieci anni fa, sulla scia del braccio di ferro elettorale con Alassane Dramane Ouattara, Gbagbo è stato processato per crimini di guerra, durante una lunga causa persa, lo scorso 31 marzo, dalla procuratrice della Cpi Fatou Bensouda.

È da uomo scagionato da ogni accusa di responsabilità nelle violenze che sconvolsero il Paese tra le fine del 2011 e l’inizio del 2011, che lo statista Gbagbo, 76 anni compiuti ieri, torna in una Costa d’Avorio presieduta, da allora, dallo stesso Ouattara, suo avversario politico.

“Stiamo lavorando affinché l’evento segni un nuovo inizio nel processo di riconciliazione”, ha aggiunto Katinan, riferendosi alla problematica che, nel bilancio dei due precedenti mandati di Ouattara, sembra quella mai risolta.

La Costa d’Avorio ha vissuto un dramma, su questo non c’è dubbio. Ma non accettiamo la strumentalizzazione, la teatralizzazione del dolore degli ivoriani”, ha proseguito Katiné, riferendosi alle protesta da parte di associazioni di vittime che tuttora, nonostante l’assoluzione da parte della Cpi, continuano a dichiarare Gbagbo colpevole di crimini durante la crisi di 10 anni fa.

Per quanto riguarda la condanna per furto alla Bceao – una condanna pronunciata anche nei confronti dello stesso Katinan – “Gbagbo non ha paura di affrontare la vicenda, altrimenti non sarebbe tornato. Si tratta di un caso politico, che va risolto politicamente”, ha detto l’ex ministro del Bilancio.

Durante la crisi elettorale del 2010-2011, confrontato a sanzioni economiche regionali, Gbagbo ordinò con decreto di attingere alle casse della Banca centrale degli Stati dell’Africa occidentale (Bceao) per pagare pensioni e spese correnti dei funzionari dello Stato.

Se non è ancora chiaro quale sarà la forma dell’impegno politico di Gbagbo dopo il suo ritorno, per Katinan è davvero impossibile escluderlo dal dibattito politico. Sarà lo stesso Gbgbo a decidere come proseguire tale impegno. 

(Céline Camoin)

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