In Costa d’Avorio, la situazione sembra essere tornata alla calma. L’ammutinamento di migliaia di militari, scoppiato due giorni fa a Bouake e diffusosi all’intero Paese, sembra rientrato. I soldati reclamavano il pagamento di un bonus di almeno 5 milioni di franchi Cfa (circa ottomila euro) ciascuno. Una somma ingente se moltiplicata per più di 8.000 soldati. Sabato il Governo ha raggiunto un accordo con i militari per porre fine alla rivolta. Non si sa se siano o meno state accolte tutte le richieste dei soldati, ma la calma è tornata.
«Abbiamo eliminato tutti i posti di blocco e siamo rientrati in caserma – ha dichiarato all’agenzia Reuters il sergente Mamadou Kone Reuters -. L’ammutinamento è finito». Il Presidente Alassane Ouattara, che pure ha favorito l’intesa, ha criticato il modo di agire dei militari. A suo parere sono inaccettabili manifestazioni di questo tipo e non può essere tollerato il fatto che il ministro della Difesa, Alain-Richard Donwahi, sia stato costretto a rimanere barricato per proteggersi dai colpi sparati contro la sua abitazione da un gruppo di soldati.
La Costa d’Avorio, Paese francofono, è la maggiore economia dell’Africa occidentale. Emersa da una profonda crisi politico-militare durata nove anni (2002-2011), le sue forze armate sono composte da militari e da ex ribelli. L’attuale rivolta, innescata da ex miliziani ribelli, integrati nelle forze armate, arriva due anni dopo un sollevamento identico che si è concluso quando il Governo ha offerto agli ammutinati un’amnistia e un accordo finanziario.