Circa 790.000 bambini sono ancora costretti a lavorare in Costa d’Avorio nonostante gli sforzi fatti dal governo nella lotta contro il fenomeno del lavoro minorile. Come riferisce l’agenzia di stampa Aip, a rivelarlo ieri è stata la segretaria esecutiva del Comitato nazionale di controllo delle azioni di lotta contro la tratta e il lavoro minorile (Cns), Patricia Sylvie Yao, nel corso del lancio, ad Abidjan, dell’Anno internazionale per l’eliminazione del lavoro minorile, il cui tema è “agire per eliminare il lavoro minorile”.
Yao ha fatto notare secondo i risultati delle Indagini a grappolo a indicatori multipli (Mics) del 2012 e del 2016, che il tasso di prevalenza nazionale del lavoro minorile è diminuito di circa l’8 per cento, dal 2012 al 2016 (dal 39 per cento del 2012 al 31 per cento del 2016). Nelle zone rurali, questo calo è vicino al 10 per cento. Nonostante questa diminuzione il fenomeno resta però ancora significativo.
La segretaria del Cns ha delineato nuove misure per accelerare la lotta al lavoro minorile, tra cui la creazione di cinque nuove filiali regionali della direzione di polizia criminale, l’assunzione di 250 agenti di sorveglianza del lavoro minorile, l’estensione delle azioni a tutto il territorio nazionale e l’inclusione di tutti i settori di attività economica, nonché una maggiore comunicazione e sensibilizzazione.
La medesima fonte ricorda che il governo della Costa d’Avorio intende porre fine definitivamente al lavoro minorile entro il 2025. In questo contesto ha avviato diverse azioni, tra cui la politica dell’istruzione obbligatoria e gratuita, che avrebbe portato a un aumento del 14 per cento delle iscrizioni scolastiche nelle zone di produzione del cacao.