Apertura dello spazio democratico e libertà d’opinione in Costa d’Avorio sono stati i temi centrali di una giornata di riflessione organizzata ad Abidjan dalla rete internazionale della società civile Tournons la Page (Tlp, voltiamo pagina) a pochi giorni della giornata internazionale della democrazia, celebrata a metà settembre.
Centrale, il panel con le testimonianze di cinque attivisti che hanno condiviso le proprie esperienze nella lotta per l’apertura dello spazio democratico. Una lotta segnata da detenzione, licenziamenti, minacce o esilio forzato. “Tutti sono stati unanimi sul fatto che, nonostante minacce e difficoltà, l’impegno per la promozione dei diritti umani e della democrazia merita di essere condotta per una Costa d’Avorio riconciliata e democratica. Gli ivoriani devono preservare gelosamente il loro diritto di esprimere liberamente la loro opinione”, ha riferito a InfoAfrica Alexandre Didier Amani, il coordinatore nazionale di Tlp. Un lavoro di gruppo tra tutti i rappresentanti nazionali del movimento ha permesso di enumerare i problemi di apertura dello spazio civico-cittadino che minano le loro località e di trovare insieme soluzioni e strategie per una maggiore apertura, nonché per un lavoro di advocacy sulle autorità competenti.
Intervenendo all’apertura della giornata di riflessione, il rappresentante di Amnesty International in Costa d’Avorio, Delmas Gokou ha denunciato lo spazio d’espressione ivoriano come “chiuso”, al quale occorre rispondere, secondo lui, attraverso una forma di protesta pubblica e non violenta, come la disobbedienza civile.
Secondo gli attivisti, dal 2019, le autorità di Costa d’Avorio hanno regolarmente represso le manifestazioni pubbliche dei partiti politici e della società civile. Nel giugno 2019, il Paese ha rivisto il proprio codice penale, che criminalizza qualsiasi assembramento pubblico che possa turbare l’ordine pubblico. I difensori dei diritti umani temono che mantenere una definizione vaga di “ordine pubblico”, aperta all’interpretazione delle autorità, può portare a maggiori abusi. Questa disposizione impedisce l’espressione di voci dissenzienti e viola la libertà di espressione e il diritto di riunione pacifica. Da qui “la necessità oggi di continuare a manifestare per l’apertura di questo spazio. Altrimenti corriamo verso uno stato di illegalità”, ha concluso Amani. Nel marzo del 2020 lo stesso coordinatore e un piccolo attivisti sono stati fermati dalle forze dell’ordine mentre erano impegnati a sensibilizzare l’opinione, nel quartiere di Yopougon, sulla riforma della Costituzione promossa dal presidente Alassane Dramane Ouattara, senza referendum. Riforma che ha permesso a Ouattara di potersi ricandidare alle ultime elezioni presidenziali, da lui vinte, lo scorso ottobre.
Tlp, presente in una decina di Paesi, è nata da una campagna lanciata dal 15 ottobre 2014 su invito di decine di africani ed europei, attivisti per i diritti umani, intellettuali, artisti, associazioni, con l’obiettivo di promuovere l’alternanza democratica nell’Africa sub-sahariana.
(Celine Camoin)