a cura di Marco Trovato
La Costa d’Avorio in queste settimane è stata la casa della Coppa d’Africa che, in qualità di Paese ospitante, si è preparata al meglio – sistemando strade e hotel – per accogliere i tifosi. Terminata la grande festa del calcio (vinta dai padroni di casa in un turbinio di emozioni, spettacolo e festeggiamenti) restano le attrazioni culturali e naturalistiche, disseminate in un territorio vasto quanto l’Italia, che si estende dalle coste atlantiche alle savane del nord passando per le foreste e le piantagioni del centro, da visitare preferibilmente nella stagione secca (il periodo migliore va da novembre ad aprile). Lasciati alle spalle i grattacieli di Abidjan, si viaggia tra immense coltivazioni di cacao, ananas, palma da olio, anacardi, banane, mango, e caucciù. È una nazione florida, a vocazione agricola, che attira milioni di braccianti da tutta l’Africa occidentale, con il loro bagaglio di tradizioni, costumi, cerimonie animiste e riti ancestrali.
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Nei villaggi d’argilla si materializzato sovrani venerati come divinità, sacerdotesse coperte di caolino, maschere che ondeggiano al ritmo dei tamburi. Da non perdere le evoluzioni acrobatiche degli “uomini pantera” senoufo, i ponti di liane e gli spiriti sui trampoli nella regione dei Dan, l’immensa basilica della capitale Yamoussoukro (identica a quella di San Pietro in Vaticano), le vestigie coloniali e le spiagge orlate di palme di San Petro e di Grand Bassam (qui è d’obbligo visitare il Centre Abel, con le sue preziose attività per i giovani, gestito dal Gruppo Abele – communauteabel.org). Viaggi organizzati da due tour operator italo-africani: Kanaga Africa Tours (kanaga-at.com)