E se copiassimo dal Sudafrica per la Fase 2? Un sistema di allerta via sms con protocolli sanitari e comportamentali dettagliati per poter informare tutta la popolazione e rispondere in modo tempestivo e flessibile all’evoluzione dei contagi: è questa la ricetta semplice, chiara e pratica con cui il Governo sudafricano vuole affrontare la pandemia. I dettagli sono contenuti nella sezione “Risk-adjusted strategy for economic activity” con cui si delinea la strategia per la Fase 2 e contenuta in un documento presentato il 27 aprile alle autorità di Pretoria dal Ministero della Sanità.
Sin dall’inizio dell’emergenza il Sudafrica è subito tornato con la memoria alla pandemia di influenza Spagnola del 1918, che vide il Paese essere uno dei più colpiti al mondo. Politici, medici, scienziati, giornalisti hanno rispolverato quella drammatica esperienza e sin da subito, nonostante un numero di casi estremamente ridotto, hanno spinto il Governo a prendere misure di contenimento equivalenti a quelle che tanti Paesi occidentali hanno preso forse troppo in ritardo. Quando il 25 marzo il Sudafrica ha registrato il primo decesso da Covid-19 a fronte di nemmeno un migliaio di casi di contagio, Pretoria ha imposto un lockdown di 21 giorni. Oggi a quasi due mesi dal primo caso diagnosticato (era il 5 marzo) il Sudafrica conta 4500 casi circa e 48 decessi, con una progressione quotidiana di qualche centinaio di casi (in Italia contiamo ogni giorno ancora circa 2000 nuovi casi). La stessa attenzione il Governo sudafricano la sta ponendo nell’attuazione della cosiddetta Fase 2 dell’emergenza, ovvero quella che prevede una graduale riapertura delle attività. Varrebbe forse la pena che anche qualcuno in Italia desse un’occhiata all’approccio che i sudafricani hanno scelto di adottare e che pare tanto semplice quanto efficace.
Partendo dall’esperienza della Spagnola, il Ministero della Sanità sudafricano ha messo a punto un modello che fa perno su un principio molto chiaro: «Le restrizioni sull’attività economica devono essere adattate alle tendenze epidemiologiche e potrebbe essere necessario allentarle e rafforzarle in periodi diversi». Il presupposto è che la diffusione del virus potrebbe avere un andamento carsico, esplodere, diminuire, tornare a salire e così via. In momenti diversi e in zone diverse. Da qui la necessità, si legge sempre nel documento messo a punto dagli esperti sudafricani, «di creare un sistema di allerta con livelli di restrizione chiaramente definiti che possono essere imposti dal Consiglio di comando nazionale, se necessario».
Il sistema di allerta prevede cinque diversi livelli di allarme. Livello 1: bassa diffusione del virus e sistema sanitario assolutamente pronto ad affrontarlo. Livello 2: moderata diffusione del virus e sistema sanitario assolutamente pronto ad affrontarlo. Livello 3: moderata diffusione del virus e sistema sanitario moderatamente pronto ad affrontarlo. Livello 4: alta diffusione del virus e sistema sanitario moderatamente pronto ad affrontarlo. Livello 5: alta diffusione del virus e sistema sanitario scarsamente pronto ad affrontarlo. Gli esperti, infatti, evidenziano che “se le norme vengono modificate improvvisamente per consentire la ripresa di alcune attività economiche, è possibile che il tasso di infezione acceleri e che il virus si ripresenti. In questo scenario, sarebbe necessario tornare rapidamente a restrizioni più rigorose per arrestare l’ulteriore trasmissione”.
Utilizzando lo schema messo a punto, invece, ogni livello prevede una risposta ben chiara e nota a tutti con restrizioni più o meno severe: i vari settori economici e le aziende saprebbero immediatamente quale attività è consentita in base al livello imposto in qualsiasi momento. Questo “sistema di allerta” con 4-5 livelli e con protocolli sanitari dettagliati per ogni livello di allerta consentirebbe flessibilità e reattività e ridurrebbe la necessità di modificare le normative in futuro. “Il governo – si legge ancora nel documento – sarebbe in grado di passare da un livello all’altro con una velocità molto maggiore e potrebbe utilizzare piattaforme di comunicazione di massa (come un sistema di notifica via SMS) per segnalarlo al pubblico”.
Non solo con un quadro così chiaro e univoco sarebbe possibile, spiegano ancora dal Ministero della Salute sudafricano, “imporre livelli diversi in specifiche province e aree in base al rischio di trasmissione” ma anche allentare o restringere le misure a seconda delle necessità. Ecco, forse, se spingessimo lo sguardo oltre la solita Germania e andassimo a cercare esperienze in altre zone del mondo, potremmo trovare spunti interessanti e intelligenti per gestire il futuro che ci aspetta.
(Massimo Zaurrini)