Anche il governo keniota, per far fronte al dilagare dell’epidemia da Coronavirus Covid-19, ha deciso di chiudere i parchi nazionali presenti sul territorio del Paese dell’Africa orientale. Una decisione comprensibile che però potrebbe spalancare le porte ad altri problemi interni.
Col calo del numero di turisti, infatti, diminuiscono i fondi da destinare alla protezione della fauna selvatica che prevedono anche il finanziamento di squadre che lavorano contro il bracconaggio. I bracconieri rappresentano un vero cancro per l’equilibrio dell’ecosistema locale che potrebbe subire un grave contraccolpo in questo periodo così particolare.
Gli ambientalisti sottolineano il pericolo che sta correndo la fauna selvatica del Kenya ma anche di molti altri Paesi africani mettendo in luce che alcuni esemplari in via di estinzione richiedono una protezione ravvicinata 24 ore su 24. Gli sforzi fatti fino ad ora potrebbero però essere compromessi nel giro di pochi mesi per cause di forza maggiore dovute alle minacce del virus.
Il governo kenyota per combattere il bracconaggio ha infatti anche coinvolto la popolazione locale delle aeree rurali: molte persone, dopo essere state formate adeguatamente, hanno trovato lavoro come ‘tutori’ della flora e fauna locale. A breve, però, potrebbero mancare i fondi per pagare i loro stipendi e quindi il loro importantissimo contributo volto ad arginare l’attività dei bracconieri verrebbe meno.
Gli esperti ambientali si aspettano purtroppo massicci attacchi alla fauna selvatica in tutta l’Africa orientale nei prossimi mesi.
(Testo e foto Valentina Giulia Milani)