«A seconda delle Regioni, il 25-40% dei casi sono stati importati da concittadini tornati da viaggi o da stranieri residenti in Italia. Il contributo dei migranti, intesi come disperati che fuggono, è minimale, non oltre il 3-5% sono positivi e una parte si infettano nei centri di accoglienza dove è più difficile mantenere le misure sanitarie adeguate». Così si è espresso Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera.
La domanda riguardava l’apporto reale dei migranti in questa nuova fase caratterizzata da un aumento della diffusione del contagio. Una puntualizzazione necessaria dopo che, negli ultimi giorni, in tutta la penisola si sono registrate manifestazioni di intolleranza rispetto alla popolazione immigrata e vari politici, rimasti relativamente silenti negli ultimi mesi, sono tornati all’attacco. Giorgia Meloni, in un tweet, ha scritto: «Se il governo ritiene di chiudere le #discoteche deve anche chiudere i porti agli sbarchi illegali. Non si può ignorare il legame tra aumento contagi e immigrazione clandestina». Matteo Salvini, poco prima, si era esibito in un lapidario: «Chiudono #discoteche e sale da ballo. Lasciano i porti spalancati. Vergogna!».
I dati a disposizione, a meno che Meloni e Salvini non dispongano di altri che tengono segreti, smentiscono però l’esistenza di un legame tra aumento dei contagi e immigrazione clandestina (che sarebbe più appropriato definire “richieste di protezione umanitaria”).
Locatelli ha detto anche che «per ora, l’Italia, fortunatamente, è ancora in una posizione privilegiata, per quanto il numero dei casi sia in rialzo» e che «si osserva una riduzione dell’età dei contagiati dovuta al fatto che abbiamo imparato a proteggere gli anziani». Ha poi aggiunto: «Essere messi meglio di Francia e Spagna non esclude il timore di una crescita esponenziale della curva nelle prossime due settimane. Ma non siamo alla seconda ondata».