di Ornella Ordituro – Centro studi AMIStaDeS
L’allarmante aumento di crimini sessuali e tratta di esseri umani nel contesto bellico ucraino – soprattutto a sfavore di donne, adolescenti e bambine –, di fatto, costituisce una grave violazione dei diritti umani, nonché del diritto internazionale umanitario. Se il mondo è molto sensibile al conflitto tra Russia e Ucraina, quella in Etiopia sembra una guerra dimenticata. Le organizzazioni umanitarie rimaste sul territorio denunciano una scarsa attenzione dei governi internazionali nelle regioni del Tigray, Amhara e Afar; dove le vittime non possono neanche raccontare delle violenze subite, perché isolate e minacciate.
I crimini sessuali nei conflitti armati
Lo stupro è da sempre considerato un’arma potentissima per perpetrare crimini su larga scala durante un conflitto, un mezzo di sopraffazione della parte più forte su quella debole. Si tratta di un atto che non si limita a offendere la sfera intima di un individuo, esso rappresenta un’aggressione psico-fisica in grado di soggiogare e annichilire l’intero gruppo etnico, religioso, sociale, familiare a cui appartiene la vittima. La questione dei crimini sessuali commessi nei contesti bellici – di cui si ha copiosa testimonianza durante la Seconda Guerra mondiale – è tornata all’attenzione dell’opinione pubblica e da questa duramente condannata soprattutto nel corso dei conflitti nell’ex-Jugoslavia e Ruanda. Difatti, la comunità internazionale contemporanea include espressamente la fattispecie di stupro nelle categorie dei crimini contro l’umanità, la cui configurazione può accumunarsi ad altre tipologie di reati come il genocidio e la tortura. Tuttavia, pur considerando le evoluzioni analizzate, le violenze sessuali come arma nei conflitti bellici – soprattutto ai danni delle donne – restano un abuso ancora largamente praticato.
La situazione in Ucraina sotto i riflettori della comunità internazionale
Al momento in cui si scrive, cresce l’allarme per le sempre più frequenti segnalazioni di violenza sessuale e tratta di esseri umani in Ucraina commesse specialmente contro donne, adolescenti e bambine nel contesto di massicci sfollamenti e dell’invasione russa in corso. Secondo l’UNHCR, dall’inizio della guerra (24 febbraio 2022), oltre 5 milioni di rifugiati ucraini hanno chiesto protezione internazionale in Europa – di cui il 90% sono donne e minori; oltre 7.1 milioni sono sfollati internamente. L’Unione europea, le Nazioni Unite, diverse organizzazioni per i diritti umani, il Segretario Generale della Nato e il Procuratore Generale dell’Ucraina hanno tutti di recente chiesto di indagare su possibili crimini di guerra in Ucraina, compreso lo stupro, o offerto il loro aiuto in indagini di questo tipo. Le violenze sessuali sono state utilizzate come metodo di tortura e di maltrattamento anche nel contesto di detenzione in Ucraina orientale, così come nella Repubblica autonoma di Crimea ma denunciare stupri e aggressioni in una zona dove la guerra è ancora in corso è ovviamente più difficile. I sistemi giudiziari hanno smesso di funzionare, circolano tante armi e fornire prove può essere impossibile in contesti caratterizzati da un tale livello di insicurezza e ciò rende molto più difficile sia raccogliere prove sia avviare i processi.
Il caso del conflitto etiope
Se l’attenzione del mondo è molto concentrata sulla guerra in Ucraina, nel caso dell’Etiopia le organizzazioni umanitarie denunciano la scarsa presenza dei governi internazionali rispetto al controllo di alcune zone in cui vi sono le milizie di ribelli (ad esempio, in Tigray e Adigrat), specialmente la mancanza di tutela delle vittime, ma anche una troppo debole presenza del governo centrale. L’ultima parte della guerra civile in Etiopia registra violazioni massicce e sistematiche dei diritti umani dal novembre del 2020, quando le truppe ribelli di Addis Abeba, con l’appoggio delle forze eritree e delle milizie Ahmara, hanno attaccato la regione del Tigray. In quel contesto, i ribelli hanno indetto delle elezioni non autorizzate, che avevano visto vincere proprio il Tigray People’s Liberation Front (TPLF, la formazione politica e militare rappresentante della comunità tigrina dell’Etiopia).
Il premier etiope Abiy Ahmed, in risposta alle votazioni illegittime, ha avviato una difesa per liberare la regione. Dopo un successo iniziale delle forze governative, i ribelli tigrini sono passati alla controffensiva, riconquistando la città di Macallé ed estendendo il conflitto tanto da essere riusciti a prendere il controllo di altri due centri nevralgici, Dessie e Kombolchoa fino anche a poche centinaia di chilometri dalla capitale Addis Abeba. Per due volte, nel marzo e luglio 2022, i ribelli del Tigray hanno annunciato di rispettare il “cessate-il-fuoco”. Non si è trattata, purtroppo, di un’azione immediata. Non si fermano, infatti, le atroci violazioni dei diritti umani delle donne nel conflitto armato nelle regioni etiopi del Tigray, Amhara e Afar: cresce il numero di vittime di violenze sessuali da parte di soldati etiopi ed eritrei.
Gli ultimi attacchi devastanti, con bombe e missili, negli scorsi giorni, arrivano dal cielo. Ma la battaglia è anche per le strade, nelle case e nei rifugi dove sono rimaste le donne con i loro bambini e le giovani che subiscono la guerra. In questo terribile scenario, migliaia di civili sono stati uccisi, centinaia di migliaia di persone sfollate su tutto il territorio e in migliaia si sono rifugiati in Sudan.
La prospettiva delle vittime
Questi crimini di fatto costituiscono una grave violazione dei diritti umani, nonché del diritto internazionale umanitario. Le vittime di violenze sessuali sono usate come parte di una deliberata strategia per terrorizzare, degradare e umiliare una categoria in base al genere ma anche perché appartenenti a un gruppo etnico minoritario. Si riscontra l’assenza dello Stato per il supporto, l’assistenza e il risarcimento delle vittime, rappresentando una pagina brutale della storia del paese. Le vittime sopravvissute raccontano alle organizzazioni umanitarie rimaste sul territorio gravi danni psicologici e fisici; continue emorragie; dolori rettali; immobilità; fistole; insonnia; attacchi di panico; gravidanze indesiderate; malattie veneree e altre crisi dovute ai disturbi post- traumatici. Pur considerando che tali violenze siano comparabili ai trattamenti inumani e degradanti, le vittime di violenze non sono tutelate con programmi specializzati di riabilitazione fisica e psicologica e certamente non riceveranno aiuti di tipo economico per essere sostenute durante il periodo di convalescenza. Le conseguenze economiche per le vittime sono spesso devastanti, poiché sono spesso colpevolizzate, abbandonate dalle famiglie, escluse dalla società e impossibilitate a lavorare per i problemi fisici e psicologici.
Se per le giovani donne è difficile affrontare il trauma, lo è ancor di più per le bambine e i bambini vittime di violenze. Per le famiglie non è semplice comprendere se e quando i minori siano stati violentati, sia perché le giovani vittime non riescono a raccontare l’accaduto sia perché sono spesso minacciate di dover restare in silenzio. Solo, in alcuni casi, il cambiamento di atteggiamento da parte delle bambine è un campanello di allarme per le famiglie più attente e comprensive. In casi più estremi, le famiglie tentano una soluzione “in amicizia” con gli aguzzini, sminuendo il problema e offrendo in sposa la ragazza ormai offesa e non più vergine allo stesso carnefice. Le bambine e le giovani donne etiopi saranno per sempre legate a chi le ha violate. Il mondo guarda l’Ucraina mentre l’Etiopia piange.
Riferimenti:
https://www.africarivista.it/letiopia-rischia-di-implodere/206960/
https://totalaction.org.ua/public/upload/book/1522852942_gon_eng_web.pdf
https://www.internazionale.it/reportage/marie-alix-detrie/2019/02/05/ucraina-violenze-sessuali
https://www.amistades.info/_files/ugd/1e8357_dda721853055422aafe073e33ce156dc.pdf
https://www.aljazeera.com/program/inside-story/2022/9/13/is-peace-on-the-horizon-for-ethiopias-tigray-region
https://www.unwomen.org/en/news-stories/in-focus/2022/03/in-focus-war-in-ukraine-is-a-crisis-for-women-and-girls
https://displacement.iom.int/reports/ukraine-response-displacement-surveys-ukrainian-refugees-and-tcns-crossing-ukraine-16-april
https://data.unhcr.org/en/situations/ukraine
https://www.europarl.europa.eu/news/it/press-room/20220425IPR27806/war-in-ukraine-protecting-women-refugees-from-violence-and-sexual-exploitation