Crisi Rdc: il Regno Unito sospende gli aiuti al Ruanda, “le ostilità devono cessare”

di claudia
Keir Starmer

Il Regno Unito ha annunciato la sospensione della maggior parte dei suoi aiuti finanziari al Ruanda, in segno di protesta contro il sostegno delle truppe ruandesi all’avanzata del movimento M23 nell’est della Repubblica Democratica del Congo.

“Le ostilità devono cessare immediatamente. Le recenti offensive dell’M23 e delle forze di difesa ruandesi, e in particolare la presa di Goma e Bukavu, costituiscono un’inaccettabile violazione della sovranità e dell’integrità territoriale della Rdc”, ha dichiarato il Foreign Office nel suo comunicato stampa. Il Regno Unito ha inoltre affermato che intende “coordinarsi con i partner su possibili ulteriori sanzioni”.

Questi fondi saranno sospesi “in assenza di progressi significativi”, ad eccezione dei programmi britannici destinati alle persone “più povere e vulnerabili” del Ruanda. Secondo il Foreign Office, il ministro degli Esteri britannico David Lammy ha incontrato il presidente della Repubblica Democratica del Congo Félix Tshisekedi a Kinshasa e il presidente ruandese Paul Kagame a Kigali il 21 e 22 febbraio.

Il Ruanda ha reagito dicendo che “le misure punitive annunciate dal governo del Regno Unito in risposta al conflitto nella Rdc orientale, dove il Regno Unito ha chiaramente scelto da che parte stare, sono deplorevoli”. “Le misure non aiutano in alcun modo la Repubblica Democratica del Congo, né contribuiscono a raggiungere una soluzione politica sostenibile al conflitto nella Rdc orientale”, afferma il ministero degli Esteri.

L’Afp sottolinea che la sospensione avviene mentre il primo ministro britannico Keir Starmer (nella foto) prevede di aumentare il bilancio della difesa al 2,5% del PIL entro il 2027, dall’attuale 2,3%. Un aumento che andrà a scapito del bilancio dedicato agli aiuti internazionali allo sviluppo, che passerà dallo 0,5% allo 0,3% del PIL nel periodo considerato.

Nei giorni scorsi, anche il Belgio ha attuato sanzioni contro Kigali, mentre l’Ue minaccia di farlo a breve. Secondo l’Onu, gli scontri hanno causato migliaia di morti e si teme una recrudescenza del conflitto in questa regione, flagellata da oltre 30 anni.

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