Il crollo di un grattacielo in costruzione nel cuore di Lagos riapre il dibattito sulla sicurezza delle costruzioni nelle città africane, un tema intricato e apparentemente irrisolvibile che si intreccia con la crescita vertiginosa della popolazione, la speculazione edilizia e la corruzione di politici e funzionari pubblici.
di Federico Monica
È il pomeriggio del 1 novembre quando un violento boato scuote le caotiche strade del centro di Lagos mentre una nuvola densa di polvere inizia ad alzarsi dalla zona residenziale di Ikoye. Le voci si rincorrono in tutta la città, molti residenti si affollano lungo la Gerrard road, l’arteria principale che conduce alla periferia est della capitale, c’è chi parla di un attentato, chi dell’esplosione di una cisterna di benzina; al calare della coltre di polvere il disastro è sotto gli occhi di tutti: un palazzo in costruzione di oltre venti piani è crollato improvvisamente su sé stesso e al suo posto non resta che un enorme cumulo di macerie.
Il recupero delle vittime, ad oggi almeno quaranta fra tecnici e operai, è ancora in corso e si teme che possano essere più di cento le persone ancora disperse in ciò che rimane del cantiere. L’entità di questa tragedia ha riaperto con forza il dibattito sulla sicurezza delle costruzioni non solo in Nigeria ma anche in molti paesi africani che guardano ad Abuja come punto di riferimento economico e di sviluppo.
Secondo l’urbanista Okunola Olasunkanmi gli edifici crollati a Lagos negli ultimi quindici anni sono addirittura 152, un numero impressionante che evidenzia lo stato di emergenza della qualità delle strutture e dei materiali da costruzione. L’evento fino ad oggi più grave resta il crollo di una palazzina di sei piani nel 2014 che uccise 116 persone assiepate per assistere a una funzione religiosa di un noto pastore televisivo.
Spesso a finire sotto accusa è l’edilizia informale, realizzata in fretta, in economia e senza alcun tipo di autorizzazioni, tanto che alcune associazioni di costruttori o progettisti approfittando di questi eventi auspicano una bonifica generale delle città per sostituire i quartieri informali con edifici rispettosi degli standard di sicurezza e di igiene.
Appelli che suonano come squallidi tentativi di sciacallaggio: è vero che a crollare sono spesso edifici costruiti senza un progetto o senza la dovuta perizia ma i fatti più gravi non riguardano tanto piccole case di fortuna quanto edifici a più piani, realizzati molte volte con l’intento di una speculazione edilizia.
Ed è proprio nella speculazione che si annidano gran parte dei problemi legati all’edilizia in città cresciute troppo in fretta, affamate di spazio e con prezzi in costante aumento. Succede così che modeste palazzine vengano sopraelevate di due o tre piani senza troppo pensare alla dimensione dei pilastri o che piccole case lascino il posto in breve tempo a edifici dalle strutture improbabili o con fondazioni inesistenti; una situazione che si ripete quotidianamente in moltissime città africane anche grazie alla compiacenza di funzionari pronti a chiudere un occhio in cambio di qualche favore.
Il caso di Lagos racconta una storia ancora diversa: l’edificio crollato, alto circa 80 metri, era parte di un complesso di lusso composto da tre torri comprese fra i quindici e i ventuno piani. La realizzazione di strutture simili richiede investimenti, progetti dettagliati, un’organizzazione dei lavori e una serie di macchinari che solo grandi multinazionali delle costruzioni possono garantire.
Difficile dire se il disastro sia stato causato da errori progettuali, da negligenze nell’analisi del suolo o da difetti di realizzazione, molti addetti ai lavori però iniziano a puntare il dito contro le carenze strutturali dell’intero sistema di pianificazione urbana ed edilizia nigeriano, a partire dal livello impressionante di corruzione nella concessione di permessi di costruire fino ad arrivare all’assenza di verifiche sul campo.
Mancano, ad esempio, laboratori di controllo sulla qualità dei materiali impiegati per costruire, così come normative specifiche che impongano standard o verifiche a campione per valutare il rispetto delle condizioni di sicurezza delle strutture sia nei progetti che nella fase di realizzazione.
In edifici di grandi dimensioni l’uso di materiali scadenti o non adatti può avere conseguenze drammatiche, è il caso ad esempio della sabbia di mare che in molti paesi è comunemente utilizzata nella realizzazione del calcestruzzo seppure il sale abbia un’azione corrosiva sull’acciaio delle armature; ma in città come Lagos chi è in grado di controllare l’approvvigionamento dei prodotti? Molte grandi imprese di costruzione offrono ai loro clienti la garanzia del rispetto di standard di sicurezza Europei o internazionali ma anche in questo caso in assenza di un controllore pubblico chi può garantire l’effettiva applicazione di tutti gli accorgimenti necessari?
Domande che per avere risposte incisive richiederebbero riforme lungimiranti e ampie, ma le riforme hanno bisogno di tempo e quel tempo oggi non c’è: mentre si discute Lagos cresce di oltre mille persone ogni giorno, mille residenti che avranno bisogno di stanze, case, ripari da costruire più in fretta possibile alimentando un circolo vizioso impossibile da spezzare. In attesa del prossimo crollo.
(Federico Monica)
Foto di apertura: la torre di Kinshasa (Sammy Baloji)