Sarà la società petrolifera statale angolana Sonangol a estrarre greggio di fronte alle coste di Cuba. L’annuncio dell’accordo tra L’Avana e Luanda è stato dato ieri. Le operazioni potrebbero partire nel 2017, non appena gli Stati Uniti toglieranno l’embargo imposto all’isola nel 1962.
Da anni, il Governo cubano sostiene di possedere oltre 20 miliardi di barili di greggio nella sua «Zona Económica Exclusiva» del Golfo del Messico. I tentativi di esplorare le acque dell’isola in cerca di idrocarburi si sono però finora rivelati vani. Non solo, ma la stessa entità dei giacimenti è contestata dal Servizio geologico statunitense che stima una quantità di idrocarburi molto più ridotta: fra i 5 e i 7 miliardi di barili.
Secondo le autorità dell’Avana, la prima perforazione sarà pronta per la produzione già fra il 2016 e il 2017. Probabilmente però sono previsioni ottimistiche. Nonostante l’avvio di relazioni diplomatiche, tra Stati Uniti e Cuba rimangono infatti alcuni problemi che richiederanno anni per essere risolti. In primo luogo, l’embargo commerciale che limita fortemente lo sviluppo dell’isola caraibica. In secondo luogo, la base nordamericana nella Baia di Guantánamo, una enclave statunitense in territorio cubano il cui status dovrà essere rivisto.
Nonostante ciò, Cuba proseguirà gli sforzi per sfruttare al meglio le risorse petrolifere e diventare autonoma (o almeno meno dipendente) dall’estero per quanto riguarda gli idrocarburi. E in questo ha scelto come partner l’Angola, un’economia in piena espansione anche grazie alla produzione di petrolio (Luanda è il secondo produttore africano). Con questo accordo, Luanda e L’Avana rinverdiscono una storica amicizia. I due Paesi sono stati stretti alleati durante la Guerra fredda. I cubani non solo sostennero l’indipendenza angolana dal Portogallo, ma aiutarono l’Mpla, la formazione comunista angolana, a combattere le milizie dell’Unita, sostenute da Stati Uniti e Sudafrica. Negli anni Settanta e Ottanta, Cuba inviò prima propri consiglieri militari e poi un contingente di 50mila uomini nell’ambito dell’Operación Carlota. Un’alleanza che durò fino alla fine degli anni Ottanta e che adesso è destinata a rinascere. Questa volta non all’insegna della fratellanza socialista, ma del più vile petrolio.