Dalla Stazione di Dakar, partiva il leggendario treno Dakar-Bamako, realizzato dall’amministrazione coloniale francese agli inizi del Novecento con lo scopo di trasportare velocemente le truppe francesi, esportare le risorse naturali dal Mali verso il Porto di Dakar e creare uno snodo cruciale del commercio transahariano.
Ora la stazione è abbandonata, ma in questi giorni grazie ad Afrosiders è tornata a vivere trasformandosi nel posto più cool della Biennale con concerti, dj set, un bar e opere underground che attirano giovani e artisti.
Martedì sera la facciata della Gare ha ospitato una suggestiva di performance di videomapping a cura di Philippe Geist con concerto di Omar Pène e Carlou D.
Terzo appuntamento del progetto «Dakar Carrefour des cultures Ces signes au mur» che ha offerto la possibilità, grazie a una residenza artistica, a 10 artisti senegalesi di studiare le tecniche del videomapping sotto la guida di Aurélien Lafargue (Francia), Philipp Geist (Germania) e Fausto Morales Gil (Spagna) e poi sperimentare live su tre luoghi di Dakar: L’Hotel de Ville, Rond-Point Médina e, appunto, la Gare.
Performances che hanno avuto molto successo tanto che già qualcuno sogna un Festival di videomapping. Sogno ambizioso che non tiene conto dei costi elevati. Questa volta l’Unione Europea ha contribuito con 150mila euro ma il problema della sostenibilità di operazioni di questa portata non è secondario.
Ricordiamo però che primi esperimenti di videomapping erano stati presentati durante Dak’Art 2010 da Keur Thiossane che, sempre a seguito di una residenza artistica, aveva presentato «Entracte», videomapping su un palazzo in costruzione, già abitato abusivamente da alcune famiglie.
Stephen Hobbs et Marcus Neustetter, artisti sudafricani, avevano scelto un fatiscente palazzo dietro il Cinema El Mansour per proiezioni di immagini e suoni creati da un’interazione tra strumenti tecnologici e oggetti della vita quotidiana (acqua, torce, suoni d’ambiente). Il gioco di vuoti e pieni ricordava le geometrie di Mondrian mentre l’apparizione di un ragazzino che si affacciava alla finestra, interazione di un pubblico involontario , aveva trasformato un puro esercizio artistico in cinema del reale.
Una puntata 0, meno elaborata e ricca ma non meno suggestiva, utile da ricordare in momenti di crisi economica. In fondo l’Arte non ha bisogno di grandi finanziamenti. «Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori» (Fabrizio De André).