La notizia ha già fatto il giro del mondo: secondo caso di morte per rbola in Uganda. La vittima è una donna di circa cinquant’anni che sarebbe la nonna del bambino deceduto ieri. Sia la donna che il bambino arrivavano dalla Repubblica democratica del Congo, dove l’epidemia uccide ormai da quasi due anni e, ad oggi, non è stato possibile arginarla. Sono quasi 2100 i casi di contagio e 1400 i morti. A giorni l’Organizzazione mondiale della sanità deciderà se dichiarare l’epidemia in Congo una emergenza sanitaria di rilievo internazionale, definizione che l’OMS non dichiara facilmente perché impone una serie di risposte internazionali che coinvolgono tutti i Paesi del mondo.
Quella in corso in Repubblica democratica del Congo è la seconda epidemia di ebola più grande di sempre dopo quella che colpì l’Africa occidentale – Sierra Leone, Liberia e Guinea – tra il 2014 e il 2016. Ai tempi non era disponibile il vaccino sperimentale che si sta usando in Congo e morirono in due anni, in tre Paesi, quasi undicimila persone.
In Repubblica democratica del Congo sono già state vaccinate alcune migliaia di persone con un vaccino che diminuisce la mortalità, ma in questo Paese l’ostacolo più grosso viene dall’instabilità delle regioni colpite, dalla riluttanza con la quale è accolto il vaccino dalla popolazione e dagli attacchi, da parte della popolazione e anche da gruppi armati, al personale medico.
Uno degli attacchi più gravi è avvenuto ad aprile in una delle zone più colpite, la regione di Butembo, nell’Est del Paese, dove gli operatori sanitari sono stati presi a colpi di arma da fuoco e ci sono stati due feriti.
A rendere grave e inarrestabile il contagio c’è il fatto che circa il 40 per cento di chi contrae il virus non si presenta nei centri allestiti per la cura e muore in casa. Così rischia di contagiare i familiari, gli operatori sanitari e i pazienti delle cliniche locali dove queste persone potrebbero essersi recate per curare i primi sintomi della malattia. Anche la diffusione di notizie false e complottiste non aiuta: alcuni gruppi politici che si oppongono al governo centrale di Kinshasa avevano diffuso la voce che il governo stesse usando ebola per sterminare i Nande, il più grande gruppo etnico della regione. A dicembre i collegi elettorali di Butembo e Beni erano stati esclusi dalle elezioni generali per evitare il diffondersi di ebola, e diversi politici avevano accusato la commissione elettorale di voler favorire il candidato appoggiato dal presidente uscente Joseph Kabila.
(Raffaele Masto – Buongiorno Africa)